Car sharing, che flop. Quattroruote fa i conti e scopre un “rosso” di 27 milioni di euro nel 2016

 Car sharing? Un flop, almeno in Italia, dove nel 2016 il “rosso” nei bilanci dei cinque principali gestori italiani ammonta a 27 milioni di euro a fronte di un giro d’affari di poco superiore a 48 milioni. Praticamente ogni vettura condivisa è costata 4.700 euro. La prova di quanto il Belpaese non sia “maturo” per far accelerare un progetto destinato a modificare, in meglio, il sistema della mobilità, riducendo traffico e smog? In parte probabilmente si. Ma a determinare il flop del progetto sarebbero stati soprattutto i costi di gestione delle flotte auto: per la manutenzione e la riparazione delle vetture, ma anche per i canoni versati ai Comuni per compensare gli ingressi nelle Ztl e la sosta nelle strisce blu da offrire gratis agli automobilisti. Cifre non indifferenti visto che possono arrivare a toccare i 1200 euro a veicolo come a Milano. Numeri analizzati dall’inchiesta sulla mobilità condivisa condotta dal mensile specializzato Quattroruote che dimostrano come la sharing economy, ovvero il nuovo modello in cui l’economia si dovrebbe alimentare attraverso lo scambio e la condivisione di beni o servizi in alternativa al tradizionale consumismo, riducendo così l’impatto sull’ambiente, non vada. O meglio, vada pianissimo. Almeno su strada,come hanno avuto modo di sperimentare, a proprie spese, le società che hanno imboccato questa strada: Drive Now di Bmw, Sixt, Share’ngo, Car2go del gruppo Daimler ed Enjoy che fa capo a Eni.