Non c’è pace per Uber. Negli Stati Uniti, la compagnia sarà costretta a rimborsare gli autisti per un errore nei pagamenti. Si parla di milioni di dollari. E, come non bastasse, in Canada, torna d’attualità il tema sicurezza, con un autista accusato di aver rapito e trattenuto con la forza in macchina una ragazza di 18 anni. La vittima ha raccontato di alcune avances dell’autista. A quel punto lei avrebbe chiesto di scendere, ma l’uomo al volante, un 24enne, non solo si sarebbe rifiutato di fermarsi ma addirittura avrebbe cercato di portarla in un’altra destinazione. L’autista è stato arrestato dalla Polizia di Toronto. Uber ha detto che un comportamento del genere “è inaccettabile” e ha rimosso immediatamente l’accesso dell’autista. Ma il problema c’è e, come spiega The Guardian, la società ha ammesso che tra dicembre 2012 e agosto 2015 ha ricevuto cinque denunce per stupro e 170 per tentata violenza sessuale. Negli Stati Uniti, invece, la compagnia ha ammesso di aver pagato meno del dovuto gli autisti di New York per due anni e mezzo. Un errore di natura fiscale, ha spiegato Uber, che ha annunciato la volontà di risarcire “fino all’ultimo penny, più gli interessi” gli autisti. In pratica Uber ha trattenuto ai collaboratori commissioni più alte, perché le ha calcolate sulle tariffe lorde e non su quelle nette. Ogni autista deve ricevere circa 900 dollari.