Liberalizzare il mercato dei taxi? Chi guida l’Antitrust non sa quali pericoli causerebbe

La proposta del presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella di aprire il mercato del trasporto persone a 360 gradi, aprendo nuovi  spazi anche a servizi innovativi come quelli proposti da Uber, colosso internazionale ideatore di un’applicazione informatica, che consente  di prenotare un’autovettura a noleggio, offrendo contemporaneamente una compensazione ai titolari di licenze di taxi, evidentemente penalizzati da una simile decisione, attraverso un fondo  finanziato sia dai nuovi operatori sia dai maggiori introiti fiscali, ha già scatenato le prime reazioni. Prima fra tutte quella del presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio Paolo Uggé secondo il quale la proposta di spalancare gigantesche autostrade, liberalizzando il mercato, a piattaforme digitali che impiegano autisti non professionisti (come appunto Uber Pop) è un’idea “bislacca da contrastare in ogni modo e, soprattutto, tutti insieme. Prendiamo atto delle dichiarazioni presidente Giovanni Pitruzzella, che sicuramente ha profonde conoscenze in materia di concorrenza, ma evidentemente fatica un po’ a coniugare l’esigenza della sicurezza e della tutela dei diritti di tanti piccoli operatori con i giusti principi del libero mercato”, ha dichiarato Paolo Uggè ricordando a tutti come “proprio a causa delle interpretazioni liberiste all’eccesso del presidente dell’Antitrust perfino i costi minimi della sicurezza per l’autotrasporto sono stati messi in contestazione, anche se poi una recente ordinanza della Corte di Giustizia ha riconfermato la prevalenza della sicurezza rispetto ai principi di liberalizzazione. Il libero mercato, vorrei ricordare al presidente dell’Antitrust”, ha aggiunto Paolo Uggé, “non vuol dire mercato senza regole, perché in questo caso ad avere la meglio sarebbero i più forti. Come diceva Fernand Braudel, il mercato perfetto si realizza quando esiste l’equilibrio tra domanda e offerta, quindi di fatto quando esistono delle regole. È evidente che intermediatori informatici (che magari non pagano le tasse in Italia, che magari non sono in possesso dei requisiti necessari per esercitare l’attività di trasportatore e che pretendono, come fa Uber, di ricevere il corrispettivo per il trasporto effettuato, impedendo che il corrispettivo del servizio si instauri fra chi offre un servizio e chi lo riceve) in assenza di regole siano destinati a diventare ovviamente di signori del mercato,  quindi in grado di dettare le regole”. “A Lorenzo Bittarelli, presidente dell’Unione radio taxi italiani, che a sua volta ha criticato l’idea di Pitruzzelli, Paolo Uggé ha lanciato invece un appello a unire le forze: “uniamo laprotesta dei tassisti d dei  noleggiatori d’auto con conducente per evitare, se le due categorie continueranno a essere l’una contro l’altra, di fare la fine dei famosi polli di Renzo di manzoniana memoria, che, anche nella padella, continuavano a beccarsi”.

Una risposta a “Liberalizzare il mercato dei taxi? Chi guida l’Antitrust non sa quali pericoli causerebbe

  1. Fin troppo gentile in presidente nel definirli “intermediatori informatici”. Io lo definirei invece caporalato digitale. Se passa sta roba dovranno legalizzare anche il caporalato agricolo! Una bella piattaforma informatica dal nome esotico ARA: agricultural recruitment agency, oppure ARS, agricultural recruitment specialists e il gioco è fatto.

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