Taxi e auto a noleggio, senza nuove regole si rischia solo di far accelerare la rivolta dei forconi

Rabbia, scarsa fiducia nelle istituzioni: sembrano essere queste le motivazioni che stanno inducendo i tassisti di diverse zone d’Italia a protestare. Rabbia e sfiducia contro un Governo pronto a favorire la concorrenza di Uber, società ideatrice dell’app con la quale prenotare un’autovettura a noleggio e diventare così padrona del mercato? La realtà è un po’ diversa da quella che diversi media hanno trasmesso all’opinione pubblica attraverso un messaggio distorto. Con la proroga approvata dal Parlamento non si è infatti voluta favorire Uber, bensì prorogare ancora una volta il termine di entrata in vigore di un articolo inapplicabile: quello che, per fare un esempio, obbligherebbe un autista che abbia appena compiuto il tragitto Milano – Roma a non prendere a bordo nella capitale un nuovo cliente per portarlo nel capoluogo lombardo, perché prima dovrebbe ripassare dal punto di partenza. 

Avete capito bene: dovrebbe ritornare, viaggiando rigorosamente da solo, a Milano e di nuovo ripartire per Roma e rientrare col cliente… Materia da psichiatria. Certo, la scelta della proroga non è una strada di cui andar fieri, soprattutto se si pensa che si va avanti a colpi di rinvii da otto anni, ovvero da quando, accortosi dell’inapplicabilità delle disposizioni introdotte con l’articolo 29, comma 1 quater, il ministro ne prorogò l’entrata in vigore, impegnandosi a ridefinire le normative che disciplinano l’attività sia dei taxi che degli Ncc entro l’anno. Ma senza proroga il danno non sarebbe   peggiore? Semmai converrebbe prepararsi a una manifestazione di protesta generale, tutti uniti, nel caso in cui il Governo, una volta chiesto ancora tempo per sistemare la faccenda, non dovesse mettersi al lavoro immediatamente per ridisegnare, in modo chiaro e funzionale, le regole del gioco nel trasporto persone. Questo dovrebbe essere fatto:  altrimenti la protesta di questi giorni appare solo strumentale. Anche perché l’unica differenza, rispetto al passato, è che nel testo approvato è chiarito che l’oggetto della proroga riguarda tutte le disposizioni contenute. Un aspetto del resto già conosciuto da tempo, tanto che in una circolare del 31 marzo 2016 la Direzione generale per il trasporto stradale affermava che : “… le disposizioni introdotte dall’articolo 29 comma 1-quater sono  da ritenersi non in vigore”. Dov’è quindi la novità così dirompente da determinare una reazione così forte? In quanto a Uber, la sua corsa alla conquista del mercato potrebbe essere facilmente bloccata dal Governo visto che il metodo del colosso americano è in contrasto con le leggi e norme che disciplinano l’attività di trasporto locale. Uber infatti, senza avere dimostrato il requisito della professionalità necessario per esercitare l’attività di trasporto, si fa pagare una prestazione professionale. Questo si chiama esercizio abusivo della professione ed è sanzionabile. La proroga dovrebbe, questa volta, consentire di modificare norme in vigore da più di 25 anni, ovvero quelle che disciplinano l’attività dei tassisti. Ecco allora che in tutta evidenza emerge la strumentalità della protesta che come denominatore comune ha la delusione e la rabbia di categorie che si sentono abbandonate. Per evitare tutto questo il Governo può intervenire. E prima lo farà meglio sarà. Anche perché c’è un altro settore, il  trasporto di merci,  dove la situazione appare identica e non vorremmo che “i forconi” fossero nuovamente alle porte. Eventualità nella quale caso la responsabilità non potrebbe più essere scaricata sugli operatori. Dettare le regole e farle rispettare è un dovere del Governo e non degli operatori. 

Paolo Uggé, presidente Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio