Lo sciopero dei tassisti non va condannato, ma è forzato e non può essere neppure assolto

Un invito ai tassisti a non strumentalizzare la propria protesta ma a scioperare per ridefinire le regole del gioco nel settore del trasporto persone eliminando il caos che esiste da anni in materia di rilascio delle autorizzazioni per il noleggio auto con conducente, facendo chiarezza in particolar modo sulle aree di operatività. Ma, allo stesso tempo, anche un invito, tra le righe, a guardarsi allo specchio per vedere alcune “manovre” scorrette che qualche operatore, sia tassisti sia Ncc, effettua. C’è questo e non solo nella lettera aperta che il presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, Paolo Uggé, ha scritto per fare chiarezza sulla protesta attuata dai tassisti in diverse zone d’Italia. Una lettera nella quale Uggé precisa di non voler condannare la decisione, ma di trovarla “forzata”. Ecco il testo integrale del documento.“Non condanno l’iniziativa dei tassisti. Semplicemente la trovo forzata. Nel blocco di questi giorni c’è la strumentalizzazione del nulla. Si protesta contro un emendamento che non cambia lo stato delle cose, non aggiunge né toglie alcunché rispetto al passato. Avrei capito una protesta attuata per ottenere una definitiva regolamentazione del settore, ma qui ci si agita per una disposizione che è in vigore dal 2009. L’emendamento contro il quale la categoria dei tassisti ha levato gli scudi non fa che concedere un ulteriore anno di tempo alle istituzioni per regolamentare settori (Taxi e Ncc) disciplinati da una legge piuttosto datata. È vero: l’emendamento proroga per un anno tutte le disposizioni legate all’attività di noleggio con conducente, ma è anche vero che è la risposta ai Comuni o alle Regioni che hanno anticipato i tempi dell’entrata in vigore dell’articolo 29, 1 quater con una forzatura interpretativa. Ci sono operatori che approfittando della mancanza di una regolamentazione ben definita – a partire dai tempi dell’allora ministro Altero Matteoli – hanno lucrato sulla compravendita delle licenze. In sostanza, hanno ceduto a caro prezzo la licenza acquisita a suo tempo nel Comune di residenza (magari caratterizzato da un consistente bacino d’utenza); se ne sono poi fatta assegnare una nuova da una diversa amministrazione locale (questa volta per attività di noleggio); sono andati infine a operare in territori con ragguardevoli bacini d’utenza. Tutto questo a danno dei tassisti che in quei territori erano già presenti e che giustamente per questo protestano. Occorre a onor del vero ammettere che fenomeni di abusivismo esistono in entrambi i settori, favoriti dai ritardi della politica. È contro questi ritardi che avrebbero dovuto levarsi gli scudi. Noi di Conftrasporto saremmo andati convinti a un’azione congiunta contro i governi che non hanno saputo, o voluto, affrontare la questione lasciando che nel vuoto di regole si insinuassero fenomeni a dir poco borderline: viola le norme il noleggiatore che utilizza il sistema Uber perché opera da tassista; viola le norme il tassista che mette a disposizione il proprio mezzo con la compiacenza di qualche agenzia o addetto al ricevimento d’albergo per accompagnare, e non certo con l’uso del tassametro, i clienti per l’intera giornata. Gli ultimi casi verificatisi a Livorno sono un esempio. Chi gode di questa situazione è il gestore di un sistema informatico che tende a divenire il dominus del servizio taxi e Ncc per poi agire da padrone del mercato e definire in futuro le condizioni degli operatori che organizza. Conftrasporto si batterà perché ciò non avvenga. Il nostro obiettivo è favorire un sistema che metta ordine nel caos, stabilisca criteri per il rilascio delle autorizzazioni e definisca le aree di operatività e regolarità. Al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che incontreremo martedì per un confronto su questo tema, diremo: dateci un paio di mesi e mettiamoci al lavoro insieme per trovare una soluzione”.