Intermodalità nei trasporti, chi va da solo per la sua strada vuol vincere per se o per tutti?

Probabilmente non sono molti coloro che sentivano il bisogno di avere un’ulteriore rappresentanza nel mondo del trasporto e della logistica, ma ciononostante da qualche giorno è nata una nuova associazione per tutelare l’intermodalità sostenibile, tema già al centro di progetti per far accelerare  le connessioni fra asfalto, rotaia e autostrade del mare. Una nuova associazione nata per colmare una lacuna lasciata da altri oppure più semplicemente varata con altri obiettivi? Un fatto è certo: la nuova associazione  ha iniziato la sua corsa navigando controcorrente. In direzione diametralmente opposta, per esempio, alla rotta tracciata da Confcommercio che,  nella convinzione che frammentare la rappresentanza serva solo a indebolire le imprese, ha scelto di dare vita, attraverso la Conftrasporto, a una casa comune della imprese del mondo del trasporto e della logistica.  Iniziativa che ha trovato grande  condivisione, come risulta anche da una recente indagine, curata a Format Reasearch: alla domanda su quanto gli intervistati si sentano rappresentati da Conftrasporto, in tema di della difesa del ruolo e della figura sociale dell’imprenditore, l’80 per cento ha affermato di sentirsi “molto o abbastanza rappresentato”. E se si pensa che sempre  l’ 80 per cento circa degli interpellati ha confermato di essere aderente da più di cinque anni, si può tranquillamente affermare che come fidelizzazione (e dunque, fiducia) non è niente male. Numeri che confermano quanto l’azione di Conftrasporto – Confcommercio sia condivisa e quanto lo sia la consapevolezza che l’unione faccia la forza. Perché  allora creare altre sigle? perchè “dividere” le forse invece che riunirle? A pensar male, come faceva spesso un grande esponente democristiano che pensando male spesso ci azzeccava, verrebbe da domandarsi  se non ci sia un altro interesse al quale risponda la creazione della costituenda associazione. Forse esiste qualcuno che, attraverso “canali comuni” e un gioco di squadra  non è stato più in grado di tutelare i propri interessi e dunque ha scelto di provare a indebolire  un settore forte solo se unito? In questa ipotesi (perché solo di ipotesi si tratta) sarebbe una mossa controproducente. Altra ipotetica domanda: l’ esperimento associativo messo in campo  potrebbe consentire di  implementare la posizione dominante di un soggetto economico? Sarebbe un’altra manovra sbagliata perchè  questo non coincide con l’interesse generale. E gli operatori logistici sanno bene che favorire il formarsi di un  tentativo di far crescere una posizione dominante sul mercato, anche attraverso una posizione associativa, non è nei loro interessi. Un’ultima (non per importanza) domanda: l’intermodalità è divenuta un tema centrale da anni  grazie all’azione di Conftrasporto;  chi oggi si vuole ergere a tutore della intermodalità sostenibile dov’era in questi anni? Gli imprenditori, con un particolare riferimento a quelli del Mezzogiorno, sanno bene due cose: quale è stato il mondo associativo che si è impegnato per raggiungere l’obiettivo e cosa serva  per incrementare l’occupazione dei giovani del Sud. La nuova associazione non faccia una propria guerra privata ma scenda in campo in difesa dell’intera categoria.  Magari per combattere coloro che imbarcano a bordo delle proprie navi extracomunitari, e facendolo perfino  quando si è destinatari di interventi pubblici destinati a creare occupazione per i giovani. Conftrasporto sostiene questa linea coerente con le richieste che porta avanti  anche per il trasporto su gomma.  La nuova associazione cosa farà?

Paolo Uggé, presidente Conftrasporto e  vicepresidente Confcommercio