Una categoria di lavoratori può ragionevolmente pensare di poter essere rappresentata, davanti al Governo, da tanti interlocutori diversi e di essere davvero ascoltata? No. Ed è una realtà che chi li rappresenta deve comprendere una volta per tutte: o il mondo dei corpi intermedi riflette e, da solo, semplifica la rappresentanza o rischia di essere bypassato e divenire insignificante. La soppressione del Cnel, i “tagli”sulle Camere di Commercio dovrebbero indurre a riflettere. Il concetto della semplificazione della rappresentanza è tornato prepotentemente alla ribalta durante la conferenza stampa tenuta dai responsabili di Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere che commercializzano i propri prodotti in Italia, che alla presenza del ministro ai Trasporti Graziano Del Rio e del presidente del Censis Giuseppe De Rita hanno lanciato una proposta a sostegno della nuova cultura della mobilità, supportata dalla ricerca effettuata dal Censis , dal titolo chiaro “Verso una mobilità 2.0: la gestione del cambiamento”. Un cambiamento la cui condizione essenziale, sostenuta sia dal presidente del Censis sia dallo stesso ministro, è appunto che si mutino le regole dei confronti improduttivi, iniziando dalla semplificazione della rappresentanza. Una scelta che non può trovare concorde chi, come Conftrasporto, da tempo si è impegnata in tal senso nel mondo del trasporto merci. L’idea portata avanti con successo da Confcommercio di dare vita, attraverso Conftrasporto, alla “casa comune” delle tre principali modalità di trasporto – gomma, ferro e mare- collegandole con la filiera dei servizi nautici, è la riprova che si può costruire una rappresentanza di sistema. E lo stesso tentativo di proporsi come rappresentante delle imprese del trasporto marittimo e terrestre in atto da parte della nuova dirigenza della Confederazione che rappresenta le imprese pubbliche e manifatturiere, mostra quale sia la strada da seguire anche a quelle associazioni del trasporto merci che proprio recentemente hanno invece dato segnali contrari, imboccando il percorso, pericolosissimo, dei riposizionamenti, destinato a dividere ulteriormente anziché unire, a indebolire invece che rafforzare. È tempo di comprendere che la logistica e i servizi trovano la loro naturale collocazione nella Confederazione del terziario, che negli ultimi anni ha ampliato la propria platea associativa: la scelta di definirsi Confederazione del commercio – imprese per l’Italia lo dimostra. La strada è tracciata e per certi versi obbligata.
Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio