Non v’è dubbio che la decisione del popolo della Gran Bretagna di abbandonare l’Unione europea porrà, anche se in un futuro non immediato, la necessità di mutare i comportamenti oggi esistenti. In particolare per le imprese che lavorano “sull’asse Italia – Inghilterra”, in particolare per quelle del settore autotrasporto. Come ci si regolerà per la libera circolazione e per il cabotaggio? E per gli aiuti di Stato? Sono questioni delicate che dovranno essere definite in modo chiaro, con risposte capaci di adeguarsi al cambiamento “figlio” delle decisioni che adotteranno l’Ue e i singoli Stati e che inevitabilmente porrà tutti di fronte alla necessità di “cambiare strada”. Un cambiamento legato però anche ad altri fattori importanti, come per esempio le reazioni, a questa vera e propria rivoluzione, da parte di quei Paesi che negli ultimi tempi hanno assunto posizioni fortemente critiche rispetto all’Unione europea. Paesi come l’Austria, ma anche la Germania, la Francia e il Belgio, che hanno deciso di adottare misure “autonome” per reprimere i comportamenti distorsivi della concorrenza nel settore autotrasporto e che per queste scelte hanno visto aprire, da parte della Ue, una procedura legale nei propri confronti. Non v’è dubbio che l’intransigenza mostrata non aiuterà certo i Paesi critici a mutare sentimenti e quindi è molto probabile attendersi un acuirsi dei fenomeni di rigetto nella popolazione. Ma non c’è neppure alcun dubbio sul fatto che anche l’Italia non potrà restare ferma e che dovrà assumere decisioni simili a quelle adottate da questi Paesi nei confronti di quegli operatori stranieri, in particolare dei Paesi dell’Est, che grazie al sottocosto del proprio lavoro vengono a competere slealmente dentro i nostri confini. Una necessità di intervenire, e in fretta, confermata dai dati che stanno emergendo dagli approfondimenti in corso di elaborazione in Conftrasporto sul periodo 2010-2014: mentre in altri Paesi nei flussi di traffico si è registrata una crescita contenuta dei volumi di merci, in Italia è emersa una grave flessione di tutte le modalità con la sola eccezione del trasporto ferroviario che tuttavia aveva ridotto il proprio traffico negli anni precedenti. Occorre dunque prendere rapide decisioni, di fatto sollecitate dalla stesso ministro ai Trasporti Graziano Delrio che ha denunciato il pericolo di una distorsione della concorrenza causato dalla presenza di molti operatori provenienti dai Paesi dell’Est.
Paolo Uggé, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio