Mercoledì 4 maggio la viabilità di Milano è andata in crisi per la protesta dei tassisti, scesi in piazza a manifestare contro l’abusivismo dilagante nel settore. Le responsabilità sono da attribuirsi ai diversi esecutivi e ministri dei Trasporti che si sono succeduti dal 2008 e in particolare a chi, incapace di decidere o desideroso di favorire qualche categoria, ha preferito intervenire con una normativa demenziale che penalizza l’attività dei noleggiatori (basti pensare all’obbligo di dover cominciare e terminare ogni servizio presso la sede della rimessa situata nel Comune che ha rilasciato l’autorizzazione) favorendo l’incertezza normativa. Col risultato di spalancare le strade a chi, per esempio, vorrebbe sostituire una semplice App del telefonino a precisi requisiti che le leggi comunitarie prevedono per esercitare l’attività di trasporto di persone e merci e che si chiamano capacità professionale, finanziaria e onorabilità. Indispensabili queste ultime nel caso occorra risarcire un passeggero in caso d’incidente: operazione difficile da immaginare se il fornitore del servizio è di fatto solo una piattaforma informatica. Una situazione che non può più continuare: l’attività dei taxi e dei noleggiatori va normata tenendo conto prima dei principi di sicurezza e professionalità e solo poi delle evoluzioni tecnologiche. Il continuo rinvio di una svolta chiarificatrice ha favorito l’esplodere di comportamenti nei quali coloro che puntano a divenire i monopolisti del servizio trovano ampi spazi e a complicare la già complessa situazione è arrivata una circolare del ministero dell’Interno che avrebbe, a detta dei tassisti, reso inefficaci le sanzioni per chi esercita abusivamente un servizio pubblico. La “solita pezza” di garanzie sul generico rispetto delle regole ha posto fine alla protesta. Se tuttavia non si interviene con una riforma razionale che modifichi le norme esistenti e determini chiarezza sia dal punto di vista fiscale sia sulle regole del settore, saremo invasi da “finti carsharing”: autisti che senza alcuna garanzia per gli utenti potranno svolgere l’attività di noleggio o di servizio taxi. È questo il modo di cambiare l’Italia? Aprendo una corsia preferenziale alla concorrenza sleale di extracomunitari e togliendo lavoro ai nostri professionisti della guida? Una situazione fotocopia di quella che si registra nel settore marittimo, dove alcuni armatori imbarcano extracomunitari ai quali non viene garantita la retribuzione prevista per i lavoratori comunitari. Tutto questo favorisce sleale concorrenza e danneggia lo Stato.
Paolo Uggé, presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confommercio