Nell’estate del 2008, quando aveva toccato il suo picco massimo, il costo del petrolio al barile aveva fatto registrare quotazioni vicine ai 150 dollari. Nello stesso anno il costo della benzina aveva oscillato da 1,070 euro a 1,367. Oggi, con un barile di petrolio che costa poco più di 32 dollari, praticamente un quinto del record negativo di otto anni fa, facendo i calcoli come si insegna ai bambini delle elementari, o se si preferisce usando la saggezza tipica dei vecchi, un litro di benzina dovrebbe costare più o meno (più meno che più a dire la verità) 30 centesimi di euro. Troppo semplice? Probabilmente sì. Come direbbero i grandi esperti di macroeconomia e i superpolitici chiamati a far quadrare i conti pubblici (impresa mai riuscita), ci sono molti altri fattori da tenere in conto. A partire dalle accise, ovvero le tasse che al Governo servono per riempire i buchi che i suoi esponenti puntualmente creano. Altri fattori, da tramutare i costi per i cittadini, tali da giustificare che oggi il prezzo di un litro di benzina verde sfiori, con servizio alla pompa, un euro e mezzo? Oppure, sarebbe il caso di rifare i conti come i bambini delle elementari e, una volta scoperto che il Governo oggi intasca tot per cento di tasse moltiplicato per tre, per quattro o per cinque, rispetto a prima, sarebbe il caso d’intervenire? Magari eliminando le tasse che ogni italiano paga, oggi, per la guerra in Etiopia del 1935? Ma il Governo è pronto a fare questa semplicissima analisi? Neppure per idea: qualunque sia la situazione, per lo Stato italiano è giusto che i cittadini, pecoroni pronti a farsi tosare ogni volta che fanno il pieno senza più neppure belare, paghino il prezzo attuale. Perchè, come avrebbe detto Iva Zanicchi, “il prezzo è giusto”. Parola di ministro. Per l’esattezza del ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, che rispondendo oggi alle interrogazioni “sulle iniziative urgenti per una diminuzione dei costi del carburante attraverso l’eliminazione delle accise più antiquate, tema messo al centro del dibattito da Pino Pisicchio , presidente del Gruppo Misto della Camera dei Deputati”, ha praticamente risposto come avrebbe risposto l’Iva (la cantante, non l’imposta…) nazionale. Replicando che va tutto bene così com’è. Perché, ha precisato l’esponente del governo, “l’accisa “è un’imposta armonizzata nell’ambito dei Paesi europei e in ambito europeo si definiscono i prodotti su cui applicarla e le aliquote minime”. Durante il question time alla Camera il ministro ha anche precisato che l’incidenza fiscale di accise e Iva, è del 70,3 per cento per la benzina e del 69,3 per cento per il gasolio e che in ambito Ue è del 67,8 per cento per la benzina e del 63,5 per cento per il gasolio”.