Pollini e smog, miscela esplosiva. Sarà un anno da incubo per chi soffre di allergie

Per chi è allergico questo è un anno da incubo. E la colpa sarebbe anche dello smog. Negli ultimi dieci anni le stagioni dei pollini sono “impazzite”, con forti variazioni delle concentrazioni liberate da un anno all’altro e tendenza, per alcuni, al rialzo. I maggiori responsabili sono clima e smog. Lo affermano i dati dell’Associazione Italiana di Aerobiologia, secondo cui questa, per i pollini, è un’annata di boom con valori molto sopra la media.

“Uno dei principali responsabili è il clima”, spiega Roberto Albertini, presidente dell’associazione italiana di Aerobiologia e allergologo del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Parma, “con inverni più caldi della media e forte piovosità che tendono a favorire la formazione dei pollini. Anche l’inquinamento ha effetti quali/quantitativi. Inoltre, alcuni studi mettono in evidenza che la CO2 favorisce l’aumento dei pollini prodotti, con maggiore capacità da parte di essi di liberare allergeni”. L’anno che stiamo vivendo, sottolinea Roberto Albertini, è uno di quelli che lasciano il segno. “Al nord si è passati da 800 pollini totali per metro cubo di media dei giorni di picco a quasi 1200”, precisa l’esperto, “mentre al sud da 450 a 600. In particolare, i pollini di cupressacee hanno avuto una forte crescita, soprattutto al nord, mentre le platanacee, che al nord sono risultate in calo e con un ritardo del picco pollinico, al centro e al sud hanno visto un aumento dei pollini e un anticipo della stagione. Per il nord, annata eccezionale anche per i pollini di Frassino (oleacee) con un aumento del picco oltre la media di quasi 6 volte. In questo periodo l’attenzione è puntata sulle graminacee, soprattutto al nord, e sulle urticacee che di solito hanno le concentrazioni maggiori in maggio”.