I bresciani abbandonano il trasporto pubblico e tornano a muoversi con i mezzi privati. “A quasi due mesi dall’entrata in vigore delle nuove tariffe, dell’abbonamento integrato obbligatorio e dall’avvio degli interscambi ai capolinea del Metrobus (S.Faustino), i risultati sono negativi su tutti i fronti”, afferma Dario Balotta di Legambiente Lombardia. “Secondo le valutazioni dei volontari di Legambiente, che hanno effettuato la raccolta di firme a bordo dei bus e nelle stazioni di partenza, la domanda di trasporto extraurbana si è ridotta del 6/7 per cento”.
“Durante la raccolta di 2572 firme contro la riforma dei trasporti compiuta con Federconsumatori, Movimento studenti Medi e Pedolari di Inorario si è svolta questa indagine. L’utenza è ricorsa all’utilizzo del mezzo privato per evitare una secca perdita di benessere (aumento dei tempi di percorrenza), il trasbordo “forzoso” con il Metrobus e l’aumento delle tariffe. Su circa 50mila passeggeri medi al giorno, hanno cambiato abitudini dai 3 ai 3,5mila. I sacrifici sono stati chiesti ai pendolari invece di migliorare la struttura dell’offerta e la performance di produttività delle aziende. Dopo l’aumento del 3 per cento delle tariffe, il taglio ai servizi extraurbani era evitabile”, conclude Balotta. “Si è voluto fare di più con l’aumento surrettizio anche di quelli urbani, usando l’escamotage dell’accorpamento (integrazione) del biglietto urbano ed extraurbano, con la conseguenza di aumenti insostenibili (dal 13 al 25 per cento), in particolare per i redditi più bassi. Con tale riforma si è voluto coprire l’esplosione dei costi di esercizio del metrobus e dei trasporti del comune di Brescia che è schizzata a 66 milioni l’anno, contro i 26 milioni del 2009”.