Cosa accomuna il mancato rispetto dei costi minimi per la sicurezza del trasporto di una qualsiasi merce con la violazione delle regole per la sicurezza del trasporto dei farmaci? Che nesso esiste fra la sicurezza stradale e quella sanitaria, fra la tutela di milioni di persone che ogni giorno percorrono strade e autostrade e quella di chi usa farmaci antitumorali, insulina, vaccini? Le risposte potrebbero essere diverse, ma ce n’è una in particolare che lascia esterrefatti: il silenzio in cui sono caduti i ripetuti appelli affinché lo Stato garantisse il diritto alla sicurezza. Sulle strade così come di fronte a una malattia. Facendo rispettare, da una parte, una legge introdotta nel 2010 (sui costi minimi) che, guarda caso proprio a partire da quella data, ha visto registrare una netta riduzione di incidenti mortali con mezzi pesanti; dall’altra la legge che prevede di far viaggiare i medicinali a una temperatura compresa tra i 2 e gli 8 gradi. E non esposti invece a temperature di 40 gradi, come denunciato da diversi esponenti della Fai, che dalla Lombardia fino alla Sicilia hanno raccontato di aver visto intere sacche di farmaci abbandonate nei bagagliai di utilitarie o addirittura sull’asfalto di un marciapiede, in pieno agosto. Portando tanto di “prove fotografiche” a supporto delle denunce, a dimostrazione di come troppe persone se ne freghino sia della legge sia della vita degli altri. Come del resto fanno coloro che si rifiutano di pagare, per il trasporto di altre merci diverse dai farmaci, un costo al chilometro sufficiente a garantire che un camion sia sicuro, che al volante ci sia un professionista. C’è un possibile nesso fra il fatto che un camion viaggi con gomme lisce, pastiglie dei freni usurate, con al volante un extracomunitario assoldato per poche centinaia di euro perché guidi fino allo sfinimento e il rischio che gli incidenti crescano esponenzialmente? Sicuramente sì. C’è un nesso fra il fatto che delle fiale per iniezione o delle pastiglie (questa volta non dei freni) viaggino in un’utilitaria a una temperatura di 30 gradi superiore a quanto dovrebbe accadere e il fatto che perdano ogni proprietà curativa o diventino addirittura pericolose, col rischio di causare un peggioramento o addirittura la morte di un paziente? Probabilmente sì. È così difficile intervenire, controllare? No: basterebbe poco. Per i farmaci, per esempio, basterebbero un microchip, per controllare la temperatura sui furgoni che li trasportano, e farmacisti scrupolosi che, alla consegna dei medicinali, verifichino che tutto sia in regola…
Paolo Uggé