Vent’anni di vessazioni, abusi, soprusi, prepotenze e atti illegittimi nei confronti degli operatori del noleggio con conducente, compiuti da politici e amministratori di ogni colore politico accomunati da un unico comun denominatore: l’incompetenza. È questa la storia che un noleggiatore della provincia di Roma ha deciso di raccontare su stradafacendo.tgcom24.it “rispondendo” a un intervento pubblicato on line nei giorni scorsi e firmato dal vicepresidente di Confcommercio Paolo Uggè. Ecco il testo. “Caro signor Uggè, sono un operatore NCC della provincia di Roma, nel senso che io sono nato, cresciuto e tuttora vivo nel paese che ha rilasciato l’autorizzazione di noleggio con conducente che utilizzo, e anche la rimessa è ubicata nel territorio dello stesso comune. Svolgo (purtroppo) l’attività di NCC dal 1988 e le posso assicurare che sfortunatamente non è “soltanto” da sei anni che la peggiore classe politica dell’intera UE, ossia la nostra, non ha trovato il tempo o, molto più spesso, la volontà di riformare l’attività di autonoleggio con conducente e distinguerla finalmente dal taxi. Per esperienza personale le posso garantire che le vessazioni, gli abusi, i soprusi, le prepotenze e gli atti illegittimi nei confronti degli Ncc sono iniziati da almeno 20 anni, sono stati allegramente perpetrati trasversalmente da sinistra a destra da tutti i soggetti politici e non sono mai finiti. E quel che per quanto mi riguarda è peggio è che si è sempre fatto di tutta l’erba un fascio! Si iniziò nel 1993 con un’ordinanza dell’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli, la quale vietava ai NCC non di Roma di attraversare le Ztl della capitale. Successivamente vi fu la modifica da parte dell’ex presidente della regione Lazio Storace, per mezzo del suo pupillo Gargano, della legge regionale che disciplina l’attività Ncc. In ultimo c’è stato quest’ultimo capolavoro architettato da Alemanno, realizzato da Gasparri e ora perfezionato dalla De Petris. Questa porcheria legislativa però, nata per l’ennesima volta solo a causa delle eterne faide tra NCC di Roma e dei tassisti romani contro i NCC di fuori Roma, questa volta non danneggia solo gli operatori onesti della provincia di Roma, come nel mio caso, ma tutti gli operatori Ncc d’Italia. Allora le vogliamo dire le cose come stanno veramente e per quale ragione anche chi opera onestamente deve subire angherie di ogni tipo? Le cose stanno in questi termini: in una città come Roma, la quale tra le altre cose vanta uno dei maggiori afflussi turistici del mondo, le autovetture adibite a NCC sono solo un migliaio. In pratica una goccia nel mare che occorrerebbe per far fronte alle richieste del periodo turistico che a Roma dura quasi tutto l’anno. A questo vanno aggiunti alberghi, enti pubblici, aziende private e altro. In altre città europee, anche molto più piccole di Roma, gli operatori del settore sono tre, cinque, dieci volte più numerosi e la burocrazia molto più snella. Allora perchè a Roma no? Semplicemente perchè va tutelata una lobby che resiste ormai da decenni. Quindi il romano che vuole intraprendere a Roma l’attività di NCC cosa fa? Ha due opzioni: o si compra (se la trova) un’autorizzazione NCC di Roma pagando 150 se non 200.000 euro, oppure, cosa molto più economica e facile, si compra una licenza di fuori Roma lavorando però in pianta stabile nella capitale. Risultato: migliaia di operatori NCC con autorizzazioni di altri comuni che lavorano a Roma e conseguenti faide con i NCC e con i tassisti di Roma. Nel mezzo rimangono incastrati i poveri fessi come me, ma ora anche il resto degli NCC d’Italia, i quali devono costantemente subire i soprusi ora di quel sindaco, poi di quel governatore, oppure del parlamentare di turno che magari non sa nemmeno cosa significa NCC (Nucleo Corvè Cucine forse?). Caro signor Uggè l’amarezza che resta in bocca è veramente tanta e viene da chiedersi non solo se valga la pena di proseguire, ma addirittura se non sia meglio andarsene a vivere altrove, magari in qualche altro Paese europeo semplicemente più civile di questo, dove il cittadino non sia costretto a subire continuamente e vedere lo Stato solo come un nemico”.