“In questo tempo l’unica cosa della quale dobbiamo avere paura è la paura. Questo allora non è il tempo della paura, ma delle scelte coraggiose”. Ad affermarlo fu Franklin Delano Roosevelt nel suo primo discorso da presidente degli Stati Uniti d’America nel 1932, all’indomani della grande crisi del ’29, della grande depressione. Pur con le dovute proporzioni, il mondo dell’autotrasporto deve oggi far suo questo incitamento. Non c’è dubbio che ci apprestiamo a vivere un anno pieno di speranze ma ancora difficile, “grazie” alle scelte di chi, negli ultimi tempi, ha deciso di percorrere la strada che va nella direzione opposta a quella della crescita economica e sociale: quella dell’incremento della pressione fiscale. Per il nostro Paese la crescita è stata la più bassa degli ultimi 20 anni. La ragione fondamentale è la pesante contrazione dei consumi, che concorrono a formare l’80 per cento del Pil. Un calo dei consumi che si scarica sui sistemi produttivi e conseguentemente sui trasporti. Secondo le previsioni di Confcommercio, nel 2014 i consumi registreranno un’ulteriore diminuzione dello 0,2 per cento. Non sappiamo se gli effetti della legge di stabilità miglioreranno le cose: sappiamo tuttavia che il 2014 sarà decisivo per capire se davvero il nostro Paese vuole correre sui binari dell’alta velocità o su quelli di un declino inarrestabile. Per non imboccare un binario morto il mondo del trasporto e della logistica ha una sola via: risolvere le questioni di fondo. I trasporti via mare, ferro, strada e cielo non possono più evitare di confrontarsi. Le diverse modalità, necessarie al Paese per competere, devono essere messe a sistema e interconnettersi. Per fare questo occorre ripartire da un Piano della logistica e da una politica dei trasporti finalmente coordinata che consentirebbe di recuperare 40 miliardi di euro di maggiori costi. Un esempio? Rendere efficienti alcuni porti permetterebbe di recuperare quel 30 per cento di merci con destinazione Italia che oggi vengono invece dirottate, causa troppa burocrazia, negli scali del nord Europa. Introitando altri due miliardi di Iva e quasi 600 milioni di tasse. Facciamo le cose che possiamo fare in fretta, facendo ciò che è necessario, poi quello che è possibile. Ci sorprenderemo allora di poter fare cose che oggi consideriamo impossibili. E San Francesco mi perdonerà se utilizzo un suo pensiero.
Paolo Uggé