”Aumentare l’accisa non può essere la soluzione a tutti i mali del Paese, dalla crisi libica all’Iva. Basta far cassa sui carburanti, abbiamo già dato: in nemmeno tre anni l’accisa è stata rialzata già cinque volte, arrivando ad aumentare di quasi il 46 per cento sul gasolio, del 29 per cento sulla benzina e del 17 per cento sul gpl”. Così, in una nota, Martino Landi, presidente di Faib-Confesercenti, commenta l’ipotesi di un nuovo ritocco, ovviamente verso l’alto, dell’accisa sui carburanti. “Aumenti del genere danneggiano i consumatori, che si vedono costretti a tagliare sui rifornimenti, ma fanno male anche alle attività produttive e ai gestori degli impianti di rifornimento”.
“Negli ultimi anni”, dice Landi, “la vendita di carburanti è crollata del 30 per cento sulla rete stradale ordinaria e del 50 per cento su quella autostradale; e i gestori, che incassano sempre e comunque solo quattro centesimi al litro, si trovano in una situazione paradossale: guadagnano di meno per il calo di vendite, ma incassano di più per l’aumento dei prezzi. Non ci stiamo più: in Italia paghiamo già i carburanti più cari d’Europa”.
Contrari all’aumento dell’accisa anche i distributori, che minacciano uno sciopero. ”Non appena il Governo dovesse per l’ennesima volta mettere mano alle accise sui carburanti, la risposta dei gestori sarebbe decisa e conseguente, con la proclamazione immediata dello sciopero nazionale sia sulla viabilità ordinaria che su quella autostradale”, affermano in una nota congiunta i sindacati di categoria Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio. Per i sindacati dei benzinai, l’aumento dell’accisa sarebbe “una decisione imprudente e del tutto irrazionale, con effetti gravi e controproducenti sia sul piano dello sviluppo che su quello delle stesse entrate erariali”