Ritrovarsi sotto i riflettori di televisioni, giornali, radio, siti internet per poter raccontare la bellissima storia di cui è stato protagonista un proprio dipendente è bello. Pensare che quella storia sia anche il frutto di una cultura della sicurezza, di una ben precisa filosofia aziendale insegnata ai propri dipendenti e condivisa con loro, lo è ancora di più. Pensieri e parole di Robertino Bonato, imprenditore alla guida della Bierreti srl, l’azienda di autotrasporti di Porto Viro, in provincia di Rovigo, specializzata nel trasporto di pesce e altri prodotti alimentari e ortofrutticoli a temperatura controllata, per cui lavora Ion Purice, il camionista rumeno di 29 anni che domenica scorsa sull’Autostrada A4, vicino a Bergamo, non ha esitato un solo istante a mettere il proprio Tir di traverso per proteggere una bambina che poco più avanti, era stata sbalzata sull’asfalto, dopo che l’auto su cui viaggiava era rimasta coinvolta in un incidente. “Quello che ha fatto Ion, un ragazzo tranquillo, sposato e padre di un bimbo di tre anni, un ottimo collaboratore, è un gesto semplicemente straordinario, ma a me piace pensare che dietro quel gesto ai limiti dell’eroismo, ci sia anche una piccolissima parte di merito dell’azienda per la quale lavora, e nella quale il rispetto delle regole non è solo importantissimo, è fondamentale per poter continuare a lavorare con noi. Far riposare i conducenti come previsto dalle leggi, mettere al volante solo autisti “freschi” e con i riflessi pronti, per noi è tutto. E mi piace pensare che se Ion in quei pochissimi istanti ha potuto prendere, istintivamente, con grandissimo sangue freddo e allo stesso tempo coraggio, quella decisione, l’abbia potuto fare anche perché era riposato. Così come del resto mi piace pensare che le percentuali, bassissime, prossime allo zero, di incidenti stradali provocati dai nostri autisti, siano sempre frutto della stessa cultura aziendale. Dati che, per un’impresa di autotrasporto che ha sulle strade ogni giorno oltre 40 mezzi pesanti, rappresentano davvero un grande traguardo che, facendo i debiti scongiuri, ci auguriamo di continuare a raggiungere…” E felice, fiero, orgoglioso, di quanto compiuto dal proprio dipendente Robertino Bonato, così come è fiero di tutti i suoi collaboratori, “gente che”, sottolinea, ” la battaglia per la sicurezza sulle strade la combatte ogni giorno, rispettando le leggi, viaggiando spesso controcorrente in un mondo dove molti, troppi, fanno viaggiare i conducenti per ore e ore, senza sosta”. Una felicità e un orgoglio che aumentano pensando alle battaglie per la sicurezza che da tempo sta combattendo la sua federazione, la Fai Conftrasporto, alla quale assicura “la propria disponibilità totale per contribuire in qualsiasi modo a diffondere la cultura della sicurezza e della legalità sulle strade. Perché”, ribadisce, “i morti e i feriti che si possono evitare sull’asfalto sono solo frutto del rispetto della legalità”. Oltre che dalla lucidità, dal coraggio di autisti come Ion Purice capace di fare la cosa giusta in una frazione di secondo. Già, fare la cosa giusta. Per il giovane rumeno di questo si è trattato. Semplicemente di questo, senza pensare neppure per un istante di essere un eroe, tanto che i titoli sui giornali e in tv l’hanno colto di sorpresa, mentre era nuovamente al volante del tir, diretto in Olanda per una nuova consegna. “Domenica mattina quando mi ha telefonato per avvisarmi che avrebbe avuto un ritardo sulla tabella di marcia, ha raccontato quanto aveva fatto come se fosse stata la cosa più banale del mondo. Ha cominciato col dirmi che c’era stato un incidente, che aveva messo il mezzo di traverso all’autostrada per impedire che qualche auto in arrivo potesse travolgere una bambina che era stata sbalzata sull’asfalto dopo un incidente. E ha aggiunto che aveva fatto quella manovra dopo aver controllato negli specchiati che nessun’auto fosse vicina in modo da provocare eventuali pericoli, di aver calcolato tutto. Tutto qui. E quando, il giorno dopo, i giornali l’hanno definito un angelo della strada, un eroe, con la stessa calma ha risposto che la vera eroina è quella bimba che sta lottando contro la morte in ospedale. Il suo pensiero è solo per lei, lui è un padre, oltre che un ragazzo straordinariamente sensibile…. L’idea di poter essere un eroe non l’ha neppure sfiorato. Domenica è rientrato in azienda, ha scaricato, è tornato a casa. E lunedì, senza dire praticamente nient’altro è ripartito per l’Inghilterra”. Già, ma per molti altri eroe lo è, eccome. Lo è, per esempio, per il presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, che ha steso una lettera indirizzata al ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, per chiedere che ” lo straordinario atto di solidarieta’ del giovane conducente rumeno, che ha certamente salvato la vita di una bambina, non resti soltanto un fatto di cronaca, ma possa essere portato come esempio di solidareta’ da parte di un un uomo che svolge una professione troppo spesso considerata dall’opinione pubblica come pericolosa e interessata solo a correre per guadagnare di più”. Un atto di coraggio, di altruismo, di generosità “da premiare con un riconoscimento pubblico, magari con una nomina a Cavaliere della Repubblica”. “Il presidente Uggè ha ragione, soprattutto nel sottolineare l’importanza di diffondere queste notizie perché contribuiscono a far comprendere l’importanza del rispetto delle regole in una professione dura e a volte pericolosa come la nostra” sottolinea Robertino Bonato, che da parte sua un premio particolare per Ion Purice lo ha già preparato, per festeggiarlo, giovedì al rientro dall’Inghilterra, insieme ai colleghi in azienda. “Credo che non solo sia giusto premiarlo, ma sia doveroso, e che sia ancor più doveroso diffondere la notizia anche per controbilanciare un’informazione troppe volte a senso unico, con i giornali che sparano titoloni quando dei camionisti provocano incidenti, feriscono, uccidono. Io vivo fra i camion praticamente da sempre, da quando avevo sette anni, e so quanta discriminazione sia stata fatta nei confronti dei camionisti, di tutta la categoria, facendo di un’erba un fascio. Ed è per questo che sono enormemente felice e orgoglioso di quanto accaduto. Per Ion, un ragazzo con un cuore grande così ma anche con tanta testa. Per i suoi colleghi, che probabilmente al suo posto avrebbero fatto la stessa cosa. Per la nostra azienda che da oggi ha una ragione in più per essere orgogliosa dei propri dipendenti e uno stimolo in più per accelerare sulla strada della cultura della sicurezza e della legalità”.