Fermo dell’autotrasporto, la Fai non ci sta: “È inutile e affosserebbe l’Italia”

“Apprendo dell’ennesima minaccia di agitazioni con un fermo di cinque giorni dichiarato da alcune associazioni di secondo ordine. Evento nefasto, privo di fondamento, che affosserebbe definitivamente l’Italia, l’economia dell’intero Paese. Una dichiarazione di pochi, assolutamente non condivisa con gli operatori del trasporto, che rischia di pregiudicare il futuro di tutti”. Lo afferma il vicepresidente vicario di Fai Conftrasporto, Giovanni Agrillo. “Dopo mesi di latitanza si risvegliano dunque i vichinghi del trasporto soprattutto in terra di Sicilia, spinti spesso da interessi economici soggettivi e non dal bene per la categoria”, prosegue Agrillo. 

“Una protesta che nasconde interessi economici, quali la volontà di aggredire la committenza con tariffe basse, di destabilizzare il mercato o semplicemente di arricchire le tasche di pochi. Non uno slancio propositivo, non un invito al confronto sui temi dell’innovazione, degli investimenti, nessun accenno sul controllo dei costi aziendali e del controllo di gestione (ad oggi unico strumento per la sopravvivenza), ma una guerra fine a se stessa, priva di logica imprenditoriale. Sono minacce di sommossa di pochi individui, che nel nome dell’Ecobonus, penalizzano enormemente il comparto. Le battaglie si combattono con altri strumenti, il dialogo sistematico primo tra tutti. I numeri ci insegnano come a pagare il conto salato (circa 1.000.000 di euro al giorno) di un fermo (inutile) siano primi tra tutti i cittadini e le pubbliche amministrazioni”, conclude Agrillo. “Inoltre l’assenza di un governo impedisce al mondo dell’autotrasporto di avere in questo momento un interlocutore e rende vana ogni protesta. Noi di Fai Conftrasporto saremo inflessibili nel denunciare i danni. Se realmente intenzionati all’azione, gli istigatori del fermo riflettano e facciano i conti con la propria coscienza. A loro un modesto consiglio: impegnate più proficuamente il tempo in chiave imprenditoriale”.