La risposta delle compagnie petrolifere non si è fatta attendere. Dopo la notizia (clicca qui per tutti i dettagli) che sette di loro – Shell, Tamoil, Eni, Esso, Total Erg, Q8 e Api – sono coinvolte in un’inchiesta sull’illecito aumento dei prezzi dei carburanti, l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha voluto mettere in chiaro alcuni concetti: “Dell’indagine so poco ma mi sembra che quanto detto dall’Unione petrolifera riassuma il nostro pensiero: l’indagine è in fase preliminare, non è la prima, ci si chiede se i prezzi vengono manipolati, per quello che ci riguarda non c’è nessun inganno”, ha detto l’ad di Eni. “Se vogliono fare delle verifiche le facciano. Tutte le indagini sono benvenute”.
“Le ragioni per cui in Italia i prezzi sono mediamente più alti della media europea sono molte”, ha spiegato Scaroni. “Per citarne solo una in Italia ci sono 24.000 pompe di benzina mentre in Gran Bretagna solo 9.000 con lo stesso consumo totale, quindi gli impianti devono ottenere più margine”. Tra gli altri motivi indicati dall’ad di Eni ci sono la mancata vendita di prodotti non oil come giornali e tabacchi e i tempi di chiusura maggiori.