Mai in passato tassisti e autisti di noleggio con conducente, categorie storicamente rivali, si sono alleate. Oggi questo potrebbe accadere, per fare fronte comune contro un potenziale “pericolo comune”: Uber, società che, dopo averlo lanciato per la prima volta a San Francisco nel 2010, ha portato anche in Italia, prima tappa Milano, il suo servizio di autista e limousine. Un servizio offerto a una clientela, alta ma non troppo, che per avere tutto questo non dovrà fare altro che scaricare la app, gratuita, e registrarsi con un indirizzo email e numero di carta di credito. Digitata la destinazione, sullo schermo dello smartphone comparirà un preventivo di spesa e, dando l’ok, verrà raggiunto dall’autista disponibile più vicino, con tanto di foto, nome e targa dell’auto. Il tutto a un costo il 20-30 per cento più caro di un taxi, ma circa la metà di un noleggio con conducente (ncc). Un servizio che a Milano è riuscito a mettere in crisi sia gli autisti di noleggio con conducente, sia i tassisti, che nel 2006 non avevano esitato a scendere in piazza per protestare contro il “pacchetto Bersani” sulle liberalizzazioni che prevedeva una “nuova disciplina del servizio con l’ aumento dei mezzi in circolazione attraverso la programmazione a livello locale e con la possibilità per i tassisti di ampliare i turni di lavoro, avvalendosi di dipendenti o familiari, oltre che, per i consorzi, di utilizzare veicoli aggiuntivi”). Due categorie nemiche, fino a ieri, ma oggi pronte a fare quadrato insieme contro un possibile “terzo nemico”. A lanciare il guanto di sfida alla Uber (azienda che non possiede auto proprie, ma si rivolge alle società ncc o ai cosiddetti padroncini che lavorano con la propria vettura con costi di investimento quindi molto bassi) è stato Francesco Artusa, vice presidente di Fai Trasporto persone, l’associazione che in Italia rappresenta le imprese di noleggio con conducente, secondo il quale “c’è solo l’imbarazzo della scelta per mettere i sigilli a Uber, società che vuole fornire un servizio taxi, visto che il tempo di attesa di cui parlano è tra i 5 e i 7 minuti, ma con gli ncc e che viola la legge di categoria del 1992, per cui le autovetture ncc devono partire dalla rimessa e non possono sostare in giro in attesa del cliente, come invece possono fare i taxi”. E a testimonianza di quanto afferma, il vice presidente di Fai Trasporto persone, cita i ” diversi problemi che Uber ha già avuto nei Paesi in cui offre il suo servizio: dal Colorado a New York questa società è stata più volte accusata di violazione delle leggi che regolano il sistema dei taxi. Ora ci riprovano in Italia: lo facciano pure, ma rispettando le leggi italiane”. “Uber non è un servizio di trasporto previsto dallo Stato e come tale è fuori legge”, ha aggiunto Giovanni Maggiolo, segretario di Unica Taxi Cgil a Milano, “Ha avuto problemi anche in altre città. Dove c’è un sistema che funziona Uber non può sfondare, ma in Italia non è così. Loro non fanno altro che approfittare delle carenze normative”. In più “usano le corsie preferenziali dei mezzi pubblici, ma non sono un servizio pubblico perché loro, al contrario di noi tassisti, possono rifiutare le chiamate”. Il punto”, ha concluso Francesco Artusa, “è che negli anni taxi e autisti ncc si sono tacitamente divisi la clientele. Ai primi le corse in città, ai secondi i clienti più facoltosi e le tratte più lunghe. Uber sta rosicchiando clienti da un lato e dall’altro, rompendo di fatto la pax tra tassisti e ncc”. Due nemici per la prima volta alleati ai quali non sono evidentemente bastate le rassicurazioni di Benedetta Arese Lucini, di Uber, secondo la quale tassisti e autisti di noleggio con conducente non hanno capito che quello di Uber “è un servizio aggiuntivo, che non entra in concorrenza con i tassisti perché il nostro vuole essere un servizio di lusso, né con gli ncc, visto che i nostri prezzi sono più bassi. Noi abbiamo creato un nuovo parco clienti, ci rivolgiamo a chi deve andare in aeroporto e soprattutto al mondo della moda milanese. Anzi, abbiamo creato più business. A San Francisco gli autisti hanno comprato altre macchine, in teoria portiamo nuovo lavoro agli ncc e la reazione di tassisti e autisti bcc è solo la classica presa di posizione di chi è abituato ad avere il monopolio del servizio”. Come finirà? Difficile prevederlo. A fermare Uber potrebbero però bastare pochi cavilli, sulla questione Iva e sul tassametro. “Quale percentuale applicheranno, visto che non sono un’azienda di trasporto ma solo una società che ha creato una app?”, chiedono i sindacati. “E come la mettiamo con l’algoritmo usato da Uber per calcolare il costo della tratta? È un tassametro o non è un tassametro? Perché se è un tassametro deve essere omologato…”