“Autotrasporto e Ferrovie dicano agli italiani come spendono i finanziamenti”

Chiarire, pubblicamente, come vengono utilizzate le risorse finanziarie che lo Stato trasferisce al sistema dei trasporti (e più in generale a ogni attività) non solo è utile, ma anche corretto nei confronti di ogni singolo Italiano. Significa essere trasparenti. E per fare un po’ di trasparenza potremmo cominciare col chiedere che venga spiegato agli italiani come verranno impiegate le risorse (400 milioni di euro) assegnate dallo Stato a Rfi, Rete ferroviaria italiana, per il trasporto di merci su rotaia. Una verifica che chiediamo (alla Corte dei Conti, che è il soggetto più  adeguato, trattandosi di soldi pubblici, per garantire un “servizio universale”) non perché amiamo la polemica con Rfi (anche perché siamo da sempre sostenitori della assoluta necessità di realizzare un sistema di trasporti integrato), ma perché ci piace la trasparenza. E perché riteniamo giusto siano accertati i reali incrementi dei servizi, prima di mantenere quanto inserito nella legge di stabilità negli anni successivi. Perché le regole in un mercato liberalizzato devono essere chiare e applicate a tutti. Per questo chiediamo un coordinamento politico sul trasporto, logistica e mobilità, così che tutte le modalità  appartengano a un contesto unico. Ma la scelta deve essere politica, quindi del Governo e non di nuovi apparati burocratici. E a chi, come l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ricorda spesso come anche il trasporto su gomma riceva delle risorse, offriamo fin da ora la disponibilità a un incontro pubblico, per fare chiarezza su tutto. Magari cominciando a chiarire che quelle risorse non servono a finanziare il trasporto su strada, ma a evitare che il sistema produttivo nazionale perda di competitività per l’eccessivo costo. Almeno in attesa che le ferrovie diventino una vera alternativa alla strada. Come è noto oggi le merci, stante la riduzione delle quote del ferro, se non vengono trasportate su gomma non si muovono. La scelta del Governo non è quindi un aiuto all’autotrasporto, ma alle imprese manufatturiere. Magari, in un dibattito pubblico, anziché continuare a denunciare gli “aiuti” all’autotrasporto, i rappresentanti delle Ferrovie potrebbero cercare un’intesa che aiuti tutti ad avere sempre meno bisogno di aiuti statali. Come? Per esempio battendosi per mantenere e rafforzare il sistema  dei costi minimi della sicurezza nell’autotrasporto, dissociandosi pubblicamente da chi contrasta invece le regole sulla sicurezza…

Paolo Uggé