Autotrasporto in ostaggio dei costi fuori controllo. C’è anche un tariffario scontato

È una denuncia vera e propria al mondo sommerso dell’autotrasporto l’articolo di Vincenzo Malara pubblicato su Modenaqui.it. Nell’inchiesta si parla di un mercato dell’autotrasporto in ostaggio dei costi fuori controllo, dove esiste anche una sorta di tariffario non autorizzato. Un prospetto low-cost se raffrontato alle tabelle dei costi minimi di sicurezza calcolate mensilmente dal Ministero dei Trasporti con il prezzo medio del gasolio. L’inchiesta parte dai dati delle ditte attive nel settore e registrate presso la Camera di commercio di Modena. Nel 2011 ci sono state 16 iscrizioni di nuove imprese a fronte di 122 cessazioni (più quattro fallimenti dichiarati), con un saldo negativo di 106 vettori in meno. 

E tra le difficoltà e gli aumenti del gasolio fiorisce la malavita. “Ma non solo quella dei clan”, si legge nell’articolo di Modenaqui.it, “che possono vantare capitali da investire e forza per imporre le regole. Ci sono anche imprenditori criminali senza scrupoli che registrano aziende di trasporto con un parco macchine obsoleto che hanno facoltà di circolare per le strade locali. Alla guida di questi automezzi solitamente ci sono autisti non in regola, sottopagati, pensionati o non più idonei alla guida. Aziende che possono richiedere tariffe anche al di sotto del 50%. Ci sono poi i cosiddetti mediatori che fanno da filtro tra i padroncini e i committenti, principalmente imprese. Il servizio ha un costo, solitamente una provvigione ‘da pizzo’ anche del 15%. Alla Dogana di Campogalliano, invece, è possibile toccare con mano come alcuni lavoratori in regola scontino sulla loro pelle l’emergenza vissuta dal settore. Storie che si intrecciano con i racconti di centinaia di camionisti da ogni angolo d’Europa che ogni giorno sfiorano le loro esistenze. Il mestiere è duro. Le ore di guida sono tante. E tutti devono sopravvivere”.
«Sono un operaio – racconta Carmelo a Modenaqui.it – lavoro tramite una cooperativa di Campogalliano. I prezzi che ci riconoscono per il nostro servizio sono bassissimi e per starci dentro sei costretto a fare tante ore. Chi ti affida il servizio ti paga la stessa somma anche se fai 10, 12 o 15 ore. Non potresti farlo, ma se non lo fai non lavori». Carmelo ha 50 anni e guida da quando ne ha 18. «In questo lungo periodo sono cambiate tante cose: in peggio. Oggi con l’aumento dei costi arrivo a guadagnare quello che prendevo 15 anni fa». Ma la competizione non è fatta soltanto dalla spietate regole del mercato, ma anche da chi le regole le infrange ogni giorno. «Ci sono cooperative che fanno guidare i camion da extracomunitari che pagano 800 euro e lavorano sottocosto. Così tutti sono costretti a tirare la cinghia e fare anche 18 servizi al giorno». E poi, ancora, c’è anche una competizione che è leale, ma è il sintomo di una globalizzazione che ha ridisegnato l’Europa con condizioni diverse Paese per Paese. La concorrenza estera – spiega Modenaqui.it – diventa, così, un vicolo cieco da cui i camionisti italiani non possono sottrarsi. «A me l’Europa va benissimo ed è normale che da noi lavorino anche vettori stranieri – aggiunge Cinzia Franchini della Fita Cna – Quello che non funziona è che ci siano queste disparità di condizioni che in Italia vede costi fuori controllo, a partire dai carburanti».
E così, a Campogalliano, si ascoltano anche le storie di camionisti che vengono dall’Olanda, dalla Turchia e dalla Romania. «Io porto a casa 1.200 euro al mese – dice un autotrasportatore che percorre regolarmente la tratta tra Trieste e Ankara – In Turchia un camionista guadagna 750 euro. Così mi conviene lavorare in Europa. Gli italiani guadagnano 1.600 -1.800 euro. Ma per loro è più difficile perché in Italia l’affitto costa di più e le tasse sono più alte».