“Ce l’hai piccolo”: l’inquinamento accorcia l’organo sessuale maschile

“Tu ce l’hai piccolo!” diceva ai suoi avversari Antonio Albanese nei panni di Alex Drastico. E proprio di uno dei maggiori tabù degli uomini di ogni tempo, della misura del sesso maschile, parla una ricerca realizzata dagli esperti del Dipartimento per la Patologia della riproduzione umana dell’Università di Padova, coordinati dal professor Carlo Foresta. Ebbene, dopo aver sottoposto ad analisi e misurazioni varie un campione di 2.019 ragazzi con un’età media di 18,9 anni, i ricercatori sono giunti alla conclusione che dal 1948 a oggi la lunghezza del pene misurata a riposo si è ridotta da 9,7 cm a 8,9 cm (-10 per cento). 

Poco meno di un centimetro in 60 anni, insomma. E la colpa? Parte delle responsabilità sembrano essere dello smog, dell’inquinamento atmosferico generato anche dal traffico veicolare. Dietro questo cambiamento ci sarebbero ad ogni modo motivazioni diverse. “Le strutture corporee”, spiega il professor Foresta su staibene.it, “mutano a causa dei cambiamenti climatici e alimentari: questi influiscono sul sistema endocrino e, di conseguenza, sulla produzione di ormoni. Tuttavia, prosegue Foresta, “un pene con qualche millimetro in meno non è un fatto preoccupante di per sé: il nostro non è un allarme sulla capacità sessuale dei giovani oggi. Quello che preoccupa è la proiezione nel tempo di questo fenomeno, che annuncia una tendenza all’androginia”. Oltre allo smog, la causa della riduzione sarebbe da ricercare nei frequenti problemi di obesità.