Rc auto + 184 per cento; servizi bancari + 109; trasporti aerei + 48,9; ferrovie + 53,2; gas +33,5; pedaggi autostradali + 50 per cento. Sono questi, secondo la Cgia (la cassa degli artigiani) di Mestre gli aumenti verificatisi rispetto all’anno della loro liberalizzazione in termine di prezzi e tariffe. Una bella scoppola per i sostenitori a oltranza dei benefici del libero mercato. Qui siamo alla liberalizzazione selvaggia e su questi dati il Governo farebbe bene a riflettere. E una profonda riflessione meriterebbero anche i rischi, in termini di sicurezza, derivanti dalle liberalizzazioni “per principio”che minacciano di portare a risultati drammatici per moltissimi cittadini.
Nel decreto legge presentato in Parlamento per “lo sviluppo equità e rigore” (guarda caso manca proprio la sicurezza) nel capitolo delle liberalizzazioni non sono state inserite le norme che regolamentano l’accesso alla professione dell’autotrasporto: rispetto a oggi si potrà accedere alla professione senza dover dimostrare il requisito della capacità professionale, né quella finanziaria. Questo significa che avremo sulle strade un incremento dei veicoli aventi portata fino a 35 quintali guidati da conducenti che non avranno dimostrato di possedere il requisito della professionalità. Quindi, nel caso procurassero danni a terzi e le coperture assicurative non dovessero avere la capienza per rifondere il danno, non ci sarà, come invece accade oggi, la capacità finanziaria sulla quale rivalersi. Non ci si venga più a parlare di sicurezza come valore indisponibile: gli episodi di sfruttamento si moltiplicheranno, il principio del corrispettivo legato alle numero delle consegne si diffonderà in modo esponenziale. Lo Stato italiano aveva applicato la deroga prevista e disposto alcune forme di salvaguardia per la sicurezza dei cittadini. Questo fino a oggi. Per il nuovo Esecutivo sembra invece che il “must” della liberalizzazione debba prevalere a ogni costo. Anche a costo della sicurezza e mettendo in pericolo vite umane. Perché non imporre invece che questi autoveicoli siano dotati del limitatore di velocità o del cronotachigrafo (che rindica i tempi di guida)? Questo non va contro a nessun principio comunitario ma a favore dei cittadini. Proprio in queste settimane il fenomeno dei pirati della strada nei centri urbani ha nuovamente mietuto vittime innocenti. Ebbene, gli automezzi con portata fino a 35 quintali prevalentemente operano nelle città nei servizi di raccolta e di consegna delle merci. È proprio sicuro il Governo che la vita di bambini, anziani, i soggetti più a rischio, debba essere in subordine alla loro sicurezza? Non è che, come diceva Giorgio Gaber, “ la troppa libertà fa male”?
Paolo Uggè