Uggé: “Chi vuol far ripartire l’economia prenda esempio dall’autotrasporto”

“Trovo inadeguato e strumentale il modo in cui si comunica, la richiesta di discontinuità al Governo. Strumentale  perché dietro la parola discontinuità si  lasciare intendere che il cambio del Governo possa risolvere i gravi problemi legati a speculatori che operano a livello mondiale; inadeguato perché in momenti di difficoltà come questo sarebbe invece doveroso domandare una forte azione del Governo per rilanciare iniziative sulla competitività.

Quando la casa brucia non si discute su chi  deve spegnere l’incendio, ma si deve concorrere tutti a portare l’acqua”. È questo il commento del presidente della Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, all’iniziativa portata avanti da realtà rappresentative  del mondo del lavoro e delle imprese che in  nota congiunta hanno chiesto al governo misure per la crescita  non limitandosi a puntare solo sul rigore dei conti, comunque necessario, ma anche sulla leva economica, su misure per spingere una crescita troppo lenta. “Per riportare l’economia del Paese in carreggiata sarebbe più opportuno che tutte le componenti sociali venissero invitate piuttosto a fare la propria parte con generosità”, ha proseguito Paolo Uggè, sottolineando l’esempio delle imprese  dell’autotrasporto che “sono pronte a sopportare rinunce significative, in cambio di garanzie sul rispetto delle leggi della sicurezza”. “La strada non è allora lasciare intendere che il cambio del Governo possa risolvere i gravi problemi legati a speculatori che operano a livello mondiale. Questo significa solo aggravare ancor più la situazione che non potrà certo essere affrontata e  risolta da un insieme di forze politiche che hanno tutte una visione diversa sui temi dell’economia.

L’obiettivo di queste forze è solo cambiare la legge elettorale e poi andare a nuove elezioni. Il che significa bloccare qualsiasi iniziativa per almeno un anno. La gente e le imprese non sono interessate  a manovre di palazzo ma chiedono a un governo che ha la maggioranza in Parlamento di cambiare passo e di governare questi difficili momenti. Le soluzioni devono essere il frutto di un confronto con le parti sociali da aprirsi subito. Il senso attribuito all’appello del presidente di Confindustria”, ha proseguito Paolo Uggè, “sembra invece quello di dar fiato a coloro che operano per un governo diverso riproponendo formule del passato che non hanno mai dato risposte utili al Paese. Un conto è incalzare il Governo sulle azioni da fare avanzando proposte al Governo che puo’ e deve fare molto di più’; un conto è invece lavorare con lo scopo non tanto recondito di creare gli spazi per far posto a un nuovo esecutivo del “non fare” dove  ognuno vorrà far pesare il proprio consenso, anche se modesto.

Così  si getta solo il Paese nella più totale inattività. Su quale politica economica si baserebbe il “nuovo governo”?  Solo su nuove tasse e basta. E quale politica di sviluppo potrebbe esserci per il Paese? Quale strategia per la competitività, per i trasporti le infrastrutture? Forse il wealfare? Certo il presidente Berlusconi deve dare un impulso nuovo e decidere sulle questioni dell’economia in tempi rapidi. Basta con le manfrine. Decida e ponga l’aut aut sulle iniziative concordate con le parti sociali e su quelle ponga il prendere o lasciare.  I cittadini sapranno individuare chi ha a cuore l’interesse del Paese e chi invece quello dei  poteri forti”.