La rivolta dei gestori Agip contro l’Eni: chiusi sette distributori su dieci

Oltre il 70 per cento dei  gestori a marchio Agip hanno sospeso l’attività  per chiedere all’Eni una politica commerciale differente, prezzi al pubblico più bassi, competitivi e non discriminatori. A confermare la larghissima adesione , oltre ogni previsione, alla protesta sono stati i responsabili  del coordinamento nazionale unitario di Faib-Confesercenti e Fegica-Cisl, sottolineando che  la larghissima adesione  “dimostra la compattezza e il coraggio della categoria, soprattutto in presenza delle fortissime pressioni esercitate dall’azienda, al limite del comportamento antisindacale”.

E altrettanto significativa è risultata, secondo i responsabili dei sindacati, “la reazione di un gran numero di automobilisti che, informati nei giorni scorsi da un volantino di Faib e Fegica sui motivi dell’iniziativa volti a combattere il “caro carburanti”, hanno annunciato ai propri gestori la volontà di solidarizzare telefonando direttamente ai call center di Eni”. Secondo i ressponsabili di Faib e Fegica “é un segnale confortante ed atteso per una categoria che ha avuto il coraggio e la determinazione per promuovere una riforma del settore ‘Libera la benzina’, tesa a liberalizzare il mercato, ad aumentare la concorrenza, a rompere i monopoli e a determinare le condizioni per avere prezzi dei carburanti più bassi e in linea con altri Paesi europei”. E proprio per sostenere questa riforma i gestori chiuderanno i loro impianti, su tutto il territorio nazionale, il 27 e 28 luglio: una iniziativa, concludono i sindacalisti, “che, al contrario di quanto sostiene Unione Petrolifera, si rivolge, anche nell’interesse dei consumatori, contro i continui rialzi dei prezzi dei carburanti decisi da Governo e petrolieri”.