In un recente incontro avvenuto nella sede del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, si sono confrontate le associazioni del trasporto, della committenza, le forze dell’ordine (carabinieri, Guardia di Finanza, Polstrada), i rappresentanti del ministero del Lavoro e della direzione delle Dogane. Scopo dell’iniziativa, la cui positività e utilità è stata riconosciuta da tutti gli intervenuti, favorire lo scambio di informazioni per rendere più funzionale una politica dei controlli.
Occorre riconoscere al sottosegretario Bartolomeo Giachino di aver avviato un percorso virtuoso destinato a produrre risultati di grande utilità, non solo per la categoria, ma anche per i cittadini tutti. È solo attraverso un sistema di controlli sul trasporto nazionale ed estero e sulla committenza, che si potranno innescare gli effetti positivi da tanto tempo richiesti. Quello che serve è una selezione che privilegi gli operatori professionali e metta fuori mercato gli abusivi, quelli non in regola con le norme contributive e fiscali e che violano costantemente le norme sulla circolazione e sulla sicurezza. In sostanza occorre dare certezza della presenza dello Stato e della possibilità del controllo, come avviene da tempo nei Paesi europei. L’intervento della committenza, coinvolta nelle responsabilità dalla legge, ha rappresentato un contributo significativo in quanto ha tolto ogni alibi a chi ne temeva le reazioni negative e ha invece attestato quanta consapevolezza vi sia nel mondo industriale sulla necessità di uscire da una situazione che danneggia tutti e costringe solo i più deboli a subire le conseguenze. Tre gli elementi emersi che ostacolano la funzionalità del sistema: la complessità delle norme in atto, l’applicabilità delle stesse, e la necessità di coordinamento. Per noi di Conftrasporto, che da tempo chiediamo la costituzione di un Dipartimento che affronti le questioni legate alla mobilità, alla sicurezza e ai controlli, è la conferma di come vi sia la necessità di coinvolgere nei controlli dei funzionari, coordinati dai responsabili del Comitato dell’Albo e da esperti sulle norme del trasporto, che operino a supporto delle forze dell’ordine. Con una rete adeguata si eliminerebbero le disparità esistenti, si tutelerebbero le nostre imprese e i nostri operatori che all’estero subiscono forme di controllo, talvolta discriminanti. L’ultimo esempio è di pochi giorni fa, dove un nostro autista, fermato su un’autostrada francese per un controllo, è stato costretto dall’agente (che gli ha ritirato tutti i documenti di viaggio) a restare 17 ore fermo in quanto l’intervento poteva, a suo dire, essere espletato nel giorno successivo. Al conducente è stato fornito un elenco degli alberghi, l’indirizzo del luogo dove avrebbe dovuto presentarsi per ritirare i documenti ed è stato invitato a presentarsi con 1905 euro in contanti al fine di poter pagare la contravvenzione qualora fossero stati riscontrate violazioni. Questo caso è stato reso noto attraverso Stradafacendo, il blog del Tgcom, ed è la dimostrazione non di un singolo fatto ma di come all’estero per tutelare le imprese nazionali operino in modo costante e sistematico nei confronti dei vettori di altri Paesi. Da noi il 90per cento circa dei vettori verificati sono di nazionalità italiana. Quanto successo, non certo da assumere a esempio, è stato segnalato alla autorità competenti, ma nel frattempo ha prodotto la consegna in ritardo e la perdita del cliente. Ecco perché attraverso i controlli si può tutelare, oltre alla sicurezza, anche le nostre imprese.
Paolo Uggé