“L’incidente stradale? È una tragica fatalità, tanto a me non capita…”. Lo pensano molti, moltissimi, troppi giovani. Ragazzi, spesso neopatentati, che si mettono al volante senza avere la percezione di quello che realmente rischiano e fanno rischiare agli altri, schiacciando a tavoletta sull’acceleratore. “Una percezione limitatissima del pericolo, se non addirittura nulla, che determina la sciaguratezza dei giovani”, come ha dichiarato Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania per la sicurezza stradale durante il convegno “E Icaro volò sull’asfalto”, organizzato in collaborazione con l’Università Luiss Guido Carli per discutere della percezione dei rischi connessi alla guida che hanno i nostri giovani.
Una percezione davvero bassissima, “sostituita” da una fatalistica valutazione del rischio, spesso considerato una sfida da vincere o un limite da superare, unita al senso di invulnerabilità tipico della giovane età. Elementi che purtroppo sono spesso la miccia d’innesco di gravi incidenti stradali. E i dati Istat lo confermano: su 4.731 morti per indicente stradale registrati nel 2008, 1.253 vittime erano giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni e il 73 per cento delle morti si è verificata proprio tra i conducenti. “Le strade del nostro Paese nel 2008 sono state funestate dalla morte di 917 giovani alla guida di auto, motociclette o ciclomotori. Abbiamo pagato un enorme tributo di sangue”, ha sottolineato sempre Sandro Salvati, “soprattutto se si considera che, tra le categorie di conducenti morti a seguito di un incidente stradale, i più colpiti sono stati proprio i giovani. E l’errata valutazione del rischio ha giocato la sua parte. È quindi necessario impegnarci ancora di più nella lotta all’incidentalità stradale e nella diffusione della cultura della sicurezza sulle strade. Crediamo fortemente che educare i nostri giovani a una guida sicura e a una corretta percezione dei rischi permetterà di contrastare le morti sulle strade e le stragi del sabato sera e contribuirà a renderli automobilisti migliori e più prudenti in futuro. Come Fondazione Ania è nostro dovere dare un contributo per porre fine a questi lutti”. L’iniziativa ha coinvolto membri autorevoli del mondo accademico: da Gian Maria Gros-Pietro, direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università Luiss Guido Carli, a Paola Carbone, docente di Psicologia dinamica all’Università La Sapienza di Roma, per proseguire con Gian Paolo Cioccia, docente della Scuola Specializzazione in Medicina Legale dell’Università La Sapienza, Piero Caramelli, direttore della I Divisione del Servizio di Polizia Stradale; Eugenio Morello, direttore tecnico del Centro Studi Sistemi di trasporto Fiat, Daniele Rossi, direttore Federalimentare. Momenti clou dell’evento, introdotto da Rita Santarelli, vice presidente esecutivo Luiss Guido Carli, da Luciano Di Martino, governatore del distretto Rotary 2080 e da Alessandro Gianfrancesco, presidente del Rotary Club Roma Parioli, sono stati proprio la presentazione del libro “Le ali di Icaro: capire e prevenire gli incidenti stradali” di Paola Carbone e la tavola rotonda moderata da Maria Leitner, conduttrice del Tg2 Motori. In chiusura dei lavori, Sandro Salvati ha tracciato un bilancio delle attività di sensibilizzazione e prevenzione messe in campo dalla Fondazione Ania rivolte ai giovani e pensate per contrastare le morti da incidente stradale, sottolineando una volta di più come “l’incidentalità stradale sia la prima causa di morte tra i giovani. Nel 2008 su 4.731 morti e 310.739 feriti per incidente stradale si sono registrate 1.253 vittime e 103.765 persone con lesioni di diversa gravità di età compresa tra 15 e 29 anni. Se si considera che ogni giorno, in Italia, si verificano in media 598 incidenti stradali che provocano la morte di 13 persone e il ferimento di altre 849, è drammatico constatare che 3 morti e 283 feriti sono giovani tra i 15 e 29 anni. Per quanto riguarda i giorni più a rischio sule strade, le notti del venerdì e del sabato sono quelle in cui si è verificato il maggior numero di incidenti stradali”, ha sottolineato sempre Salvati, “nel 2008 si sono registrati 12.765 sinistri (il 44 per cento degli incidenti notturni) che hanno provocato la morte di 543 persone e il ferimento di altre 22.155″. Cifre impressionanti se si pensa che i morti e i feriti del venerdì e del sabato notte rappresentano rispettivamente il 45,1 per cento delle vittime e il 47,2 per cento dei feriti che si registrano complessivamente in tutte le notti della settimana. Ma ancora più drammatico è il dato, che funge da cartina al tornasole e consente di mettere a fuoco il problema dell’incidentalità giovanile: quello relativo agli accessi al Pronto Soccorso causati da incidente stradale. Nel Lazio più di un terzo dei ricoverati rimasti coinvolti in incidenti ha tra i 15 e i 29 anni.Al 15 per cento dei giovani arrivati in Pronto Soccorso sono state riscontrate lesioni gravi, all’85 per cento danni fisici medio-lievi. Si tratta di numeri che fanno riflettere, soprattutto se si confrontano ai 27.753 incidenti con 493 morti e 38.827 feriti che si sono verificati nella regione Lazio nel 2008. Ma quali sono le principali cause degli incidenti stradali? Comportamenti errati al volante, guida distratta, velocità troppo elevata e stato psico-fisico alterato da alcol e droga. Errori che, sempre secondo quanto emerge dall’indagine sviluppata dall’Università La Sapienza, raccolta nel libro “Le ali di Icaro: capire e prevenire gli incidenti stradali”, sono spesso riconducibili proprio a una scorretta percezione e valutazione del rischio da parte dei ragazzi che hanno statisticamente più incidenti degli adulti e degli anziani per motivi psicologici, perché considerano il rischio come una sfida eccitante, spesso rifiutano i consigli dagli adulti e sopravvalutano il loro giudizio. Giovani che spesso si sentono invulnerabili. E questo li porta ad assumersi rischi che possono rivelarsi fatali. Anche perché, a tutto questo si somma l’inesperienza alla guida. Ma anche di questo hanno una percezione bassissima, praticamente inesistente…