Fondazione Ania, nel nostro Paese
ancora troppi incidenti stradali

“Il 7,8 per cento di morti in meno sulle strade italiane nel 2008 è un risultato incoraggiante, ma comunque inferiore alle nostre attese. Se manteniamo questo trend è impossibile raggiungere l’obiettivo fissato dall’Unione Europea di ridurre del 50 per cento le vittime della strada entro il 2010”. Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale, ha commentato così la pubblicazione dei nuovi dati Aci-Istat che analizzano lo stato dell’incidentalità stradale in Italia nel 2008.
“Oggi, possiamo dire che 400 persone in più rispetto allo scorso anno sono tornate dalle loro famiglie”, ha aggiunto Salvati, “ma questo risultato non deve assolutamente fermare la nostra battaglia. Il  nostro pensiero, in questo momento, deve andare a quelle 4.731 persone che non torneranno più a casa. Questo pensiero deve motivarci a proseguire con sempre maggiore determinazione la nostra lotta all’incidentalità, affinché ogni anno siano sempre meno le persone da ricordare in questa ricorrenza”.
Il Rapporto Aci-Istat non fotografa una situazione particolarmente confortante, anche se 400 morti in meno sulle strade italiane nel 2008 rispetto all’anno precedente sono comunque un segnale positivo, perché confermano il trend di questi ultimi anni. Però, fa notare la Fondazione Ania in una nota, va considerato che nel 2007 i morti erano stati 538 in meno e quindi la diminuzione c’è, ma rallenta. Lo stesso trend c’è anche per gli incidenti e feriti denunciati che diminuiscono rispettivamente del 5,2 per cento e del 4,6 per cento, ma complessivamente il giudizio sullo stato dell’incidentalità stradale in Italia non cambia: siamo ancora in piena emergenza.
La Fondazione Ania evidenzia che le compagnie di assicurazione nel 2008 hanno registrato 3.700.000 incidenti con quasi un milione di feriti. “Si tratta di numeri impressionanti, più simili a una guerra civile combattuta ogni giorno sulle nostre strade”, spiega Sandro Salvati.
Analizzando i dati pubblicati, emergono delle zone a maggiore criticità, come evidenzia l’incidentalità stradale registrata nelle aree urbane. Basti pensare che all’interno delle nostre città si registrano il 43,9 per cento delle vittime della strada (2.076 morti). Ciò è dovuto in particolar modo all’inadeguatezza e alla scarsa manutenzione della rete stradale italiana, rispetto alla densità di percorrenza dei veicoli che essa deve accogliere quotidianamente. Ma anche l’inciviltà dei conducenti è corresponsabile dell’elevata mortalità che si registra sulle strade cittadine.
“I comportamenti scorretti al volante, in primis la guida distratta, sono i maggiori responsabili della strage che ogni giorno si consuma sulle nostre strade”, spiega Salvati. “Le utenze deboli sono le principali vittime della mancanza di ‘civicness’ di chi guida in modo incosciente. È inaccettabile che 648 persone che passeggiavano tranquillamente sulle nostre strade abbiano perso la vita per il comportamento scriteriato e superficiale di qualcuno: un esempio su tutti, chi si mette al volante telefonando con il cellulare oppure inviando sms. È davvero triste constatare che, rispetto a un decremento complessivo della mortalità sulle strade, si sono registrate addirittura 21 vittime in più tra i pedoni, categoria che rappresenta il 13,3 per cento delle vittime della strada”.
Approfondendo ulteriormente l’analisi, si riscontra una flessione del 33 per cento della mortalità stradale rispetto al 2000 – quando si registravano 7.061 vittime di incidenti stradali – ma l’Italia si trova ancora ben lontana dal raggiungere l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea: dimezzare i morti da incidente stradale entro il 2010. Va sottolineato che il decremento percentuale delle vittime registrato dal nostro Paese è al di sotto di quello che si è verificato nei più importanti Paesi Europei (Francia: -47,1 per cento, Spagna: -46,3 per cento, Germania: -40,3 per cento).
“La sensibilità nei confronti della sicurezza stradale è aumentata”, prosegue Salvati, “e, soprattutto, sono aumentati i controlli grazie agli sforzi compiuti dalle nostre forze dell’ordine. A maggior ragione ritengo che i risultati conseguiti non siano all’altezza dell’impegno profuso. La cosa preoccupante è che verifichiamo una relativa riduzione del numero di incidenti, ma l’entità dei sinistri resta grave e il tasso di mortalità troppo alto. I numeri non sono tutto, ma dicono molto: per dimezzare le vittime entro il 2010 nel nostro Paese è necessario fare uno sforzo enorme, quasi un miracolo. Dobbiamo tutti prendere coscienza che ci troviamo di fronte ad una vera emergenza nazionale”, avverte Salvati, “e, come tale, questa deve essere affrontata. Senza più effetti annuncio o ritardi negli interventi occorre che vengano varate norme coerenti e le pene vengano applicate senza indulgenza fuori luogo. I comportamenti scorretti o criminali di chi guida cambieranno solo se istituzioni pubbliche e private, forze dell’ordine, scuola, famiglie, tutti faremo sistema per attuare massicci progetti di educazione e prevenzione alla guida. Come Fondazione delle compagnie di assicurazione stiamo investendo in questo più del sistema pubblico. Chiediamo al governo di destinare risorse adeguate all’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine e alle iniziative tese a creare una reale cultura della civiltà su strada in Italia”.