Nel corso del salone del Transpotec che si è tenuto a Milano nei giorni scorsi è stato presentato il “progetto 18” che riguarda la possibilità di produrre, in futuro, autoarticolati lunghi appunto fino a 18 metri. Il progetto prevede la possibilità di aumentare la lunghezza dei semirimorchi, determinando così un incremento di competitività grazie alla possibilità di caricare più merce pallettizzata.
Una proposta che sta sollevando molte perplessità. Vediamone alcune. 1/ Sono le infrastrutture italiane in grado di sopportare la circolazione di mezzi più lunghi aventi un “pezzo” rigido più lungo? Ed è vero che gli autotreni già raggiungono i 18 metri come complesso ma rispetto all’autoarticolato hanno il timone? 2 / I nuovi giganti della strada come potranno affrontare le attuali, e sempre più numerose, rotonde che se da una parte producono dei benefici sul traffico leggero dall’altra provocano problemi significativi, soprattutto per il raggio ai conducenti dei mezzi pesanti? 3 / Che senso ha aumentare la competitività di questi mezzi, visto che l’Europa e i cittadini chiedono di contenere l’incremento del trasporto gommato (tanto che i governi, anche quello italiano, destinano risorse per incentivare lo spostamento delle merci dalla strada alla rotaia)? 4 / Tecnicamente, sostengono alcuni esperti contrari, tra il perno di articolazione e il centro degli assi si determinerà una distanza massima di 8,1 metri e questo significa che lo sbalzo posteriore “sbandiererà” notevolmente. Non ci saranno conseguenze negative per la sicurezza? Queste domande fanno parte di un minisondaggio organizzato da Conftrasporto che ha già posto i quesiti ad alcuni operatori e ora, attraverso Stradafacendo, le sottopone all’attenzione di decine di migliaia di autotrasportatori e addetti ai lavori che potranno rispondere scrivendo le risposte (non è necessario rispondere a tutte) nell’area commento, indicando il numero della domanda e scrivendo accanto la propria opinione. L’argomento è estremamente delicato in quanto tocca sia il comparto dei costruttori sia quello degli operatori, costretti alla sostituzione dei mezzi per non perdere in competitività.