Ma come facevano a circolare ancora tutte quelle auto nel Cuneese con quegli scarichi arrugginiti? Qualcuno si è posto la domanda e ora la Polizia Stradale piemontese è in grado anche di spiegare l’arcano. Quelle auto erano state revisionate solo sulla carta. La Polizia Stradale di Cuneo ha concluso un’attività nei confronti di un sodalizio criminale operante nell’ambito delle false revisioni di veicoli. Quella che è stata denominata “Operazione Revisioni Facili” ha portato al sequestro di due centri di revisione automotoveicoli nella provincia di Cuneo e alla denuncia di 16 persone per falso ideologico, corruzione e truffa. La notizia è stata data dall’ufficio stampa della Stradale.
L’attività si è sviluppata attraverso una serie di indagini suffragate da appostamenti, pedinamenti e nuove tecniche informatiche basate sulla video sorveglianza a distanza. Gli autori della truffa sono stati così smascherati. La società svolgeva attività illecita maniera continuativa e riusciva a falsare le visite di revisione dei veicoli, che spesso non solo venivano effettuate sommariamente su mezzi non più idonei alla circolazione, ma a volte eseguite solo “su carta”. Le revisioni false sono state possibili grazie a un’alterazione del programma di gestione delle prove tecniche, il quale era collegato con il terminale centrale della Motorizzazione e certificava l’ora, il giorno e le verifiche tecniche esperite. Gli indagati, grazie alla manomissione del sistema, riuscivano a inserire manualmente i dati utili ai fini della stampa del referto, così da poter dimostrare in sede di controllo successivo la regolarità delle operazioni, per cui solo i numerosi appostamenti e l’analisi della documentazione sequestrata nonché le verifiche giornaliere hanno permesso di comprendere il metodo criminale utilizzato. Durante le fasi della perquisizione sono stati sequestrati, oltre a documenti, referti di revisione, computer, attrezzature e 270mila euro in contanti, denaro nascosto all’interno dell’abitazione dei due titolari dei centri di revisione e diviso in mazzette di banconote da 100, 50, 20 euro, quale verosimile frutto non dichiarato dell’attività illecita.