È trascorso appena più di un mese dalla tragedia di Viareggio, dove il 29 giugno un treno merci carico di gpl (gas di petrolio liquefatto) è deragliato in stazione innescando l’apocalisse nel centro della città, con una terrificante serie di esplosioni e incendi. E quella tragedia sembra già far parte di un lontano passato. L’Italia è fatta così: è un Paese abituato a infuriarsi come pochi sull’onda dell’emozione, quando il peggio è appena avvenuto, e a diluire poi in fretta la rabbia e la voglia di maggiori controlli, di più legalità. E se all’indomani della tragedia le merci pericolose sembravano addirittura un pericolo maggiore di quello che in realtà forse rappresentavano, oggi sono diventate un pericolo lontano, quasi impalpabile. Eppure le merci pericolose continuano a viaggiare, in treno come a Viareggio, ma soprattutto su asfalto, come in tutto il resto d’Italia, su strade e autostrade, dentro migliaia di autocisterne. E continuano a viaggiare in quantitativi sempre maggiori.
Sulle strade viaggiano oltre 80 milioni di tonnellate di merci pericolose l’anno
Nel 2006 sono state oltre 80 milioni di tonnellate le merci pericolose trasportate, rispetto ai 78 milioni del 2005, superando il 5 per cento del totale delle merci di ogni tipo trasportate in tutto il Paese. Di questi 80 milioni di tonnellate, il 58 per cento è costituito da liquidi infiammabili, il 12 per cento da gas, l’11 per cento da sostanze corrosive e il tre per cento da sostanze ossidanti. Quantitativi (e grado di pericolosità delle singole sostanze) che esigono la massima sicurezza, la massima soglia di attenzione, soprattutto in quelle aree dove il rischio è maggiore perché superiore è il quantitativo di merci pericolose trasportate.
Veneto, Lombardia e Toscana le regioni più a rischio
“Aree come il Veneto, la Lombardia, la Toscana, e più in generale le regioni interessate da grossi insediamenti industriali”, spiega Serafino Barilani, titolare della società Axse srl divisione Ecoassistance di Ceriano Laghetto (Milano), una delle società specializzate in interventi d’emergenza in caso di incidenti che vedano coinvolti mezzi carichi di sostanze pericolose. “Veneto e Lombardia sono le regioni italiane dove è stato registrato anche il maggior numero di incidenti con protagoniste autocisterne cariche di merci pericolose”, sottolinea sempre Serafino Barilani, “e figurano purtroppo in testa alla graduatoria delle regioni con l’indice di rischio ambientale più elevato, indice calcolato basandosi sul quantitativo di merci trasportate e superficie della regione. Nelle zone alte della classifica per rapporto fra merci movimentate e area interessata ci sono anche Toscana e Sicilia, proprio in virtù delle importanti realtà chimiche che ospitano, seguite da Emilia Romagna, Piemonte, Sardegna, Puglia, Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Calabria, Molise e Basilicata”. Dopo la graduatoria delle regione pericolose non è il caso di fare anche quella delle merci più pericolose? “In realtà tutte queste tipologie di merci che abbiamo individuato, dai liquidi infiammabili alle sostanze ossidanti, sono pericolose. In modo diverso, chi per infiammabilità, altre per la tossicità, altre ancora per corrosività o la causticità, ma tutte accomunate da un alto grado di pericolo in caso di incidenti. Pericolo che può essere altissimo per l’ambiente ma anche per l’uomo”.
Le norme ci sono, l’importante è farle rispettare
Di fronte a un possibile pericolo elevato o addirittura elevatissimo nelle regioni, nelle province, sulle strade maggiormente battute da Tir carichi di merci pericolose, esistono adeguate contromisure? Le tragedie sono fatalità, oppure c’è un’incapacità di adottare le contromisure? E ancora, quanto è alta la soglia d’attenzione, quanto sono valide le norme per tutelare la sicurezza contro possibili disgrazie o inquinamenti ambientali? “Fortunatamente la soglia di attenzione è mediamente alta (se dovessi dare un voto da 1 a 10 darei probabilmente un 7 o addirittura un 8) e le norme per la tutela ambientale e della sicurezza sono tutte valide. Ma come sempre c’è un passaggio dal dire al fare, da quello che c’è scritto sui codici a quello che avviene. Le norme, ripeto, sono ben fatte, ma bisogna rispettarle. E soprattutto farle rispettare attraverso una rete di controlli mirati, eseguiti da personale specializzato”.
Occorre una legge per la tracciabilità delle merci pericolose
“L’unica cosa da aggiungere”, continua Serafino Barilani, “è eventualmente la necessità di unificare alcune norme, rendendole più omogenee ed evitando ripetitività e sovrapposizioni. Una legge che invece sarebbe interessante approvare è quella per chi trasporta merci pericolose, il quale deve avere un sistema di tracciabilità dei propri mezzi con un monitoraggio del carico. Poter ricostruire, a valle, il percorso seguito da quei carichi pericolosi è fondamentale. Anche per ricostruire un domani le responsabilità in caso di tragedie”. Poco fa abbiamo visto come esistano regioni dove il pericolo è più elevato. Quali sono invece le regioni (o le province) più attrezzate, per disponibilità di uomini e mezzi specializzati, più preparate ad affrontare possibili catastrofi e quali più impreparate? “La disponibiltà di uomini e mezzi per affrontare possibili catastrofi è mediamente buona ed efficace. Bisogna però tener presente che la normativa in questo campo è in continua evoluzione e quindi occorre effettuare sul personale dell’ente locale una sempre maggiore informazione formazione sia tecnica sia amministrativa”.