Ora è ufficiale: per mettere la parola fine al dieselgate negli Stati Uniti, Volkswagen sborserà 14,7 miliardi di dollari. Quello tra la casa costruttrice e i consumatori e le autorità americane è il maggiore patteggiamento nella storia dell’auto e uno dei più alti della storia. L’accordo prevede la possibilità per i 475mila possessori di auto Volkswagen diesel con motore da 2 litri di vendere la vettura a Volkswagen o aspettare che le autorità approvino le modalità per riparare il veicolo per farlo restare in strada.
I clienti potranno anche ricevere pagamenti in contanti fra i 5.100 e 10.000 dollari a testa. Se l’85 per cento delle auto non saranno riacquistate o riparate entro il 2019, Volkswagen pagherà 85 milioni di dollari per ogni punto percentuale che mancherà a raggiungere la soglia prestabilita, e altri 15 milioni per ogni punto sotto il target in California. Per Volkswagen il costo complessivo è 10,033 miliardi di dollari. Gli altri 4,7 miliardi di dollari previsti dall’accordo sono destinati a fondi per la tutela dell’ambiente. Nell’approvare il patteggiamento il giudice Charles Breyer ha evidenziato che l’accordo ”offre benefici in tempi più rapidi rispetto a un proseguire della disputa”, e riduce la prospettiva di ”ulteriori danni all’ambiente”. Soddisfatti i consumatori, che parlano di ”patteggiamento storico” che rende Volkswagen responsabile per il suo ”comportamento illegale e il tradimento della fiducia dei consumatori”. Per Volkswagen è “un importante passo in avanti”.
E in Europa? Nel Vecchio continente tutto tace o quasi. “Ancora una volta gli italiani e gli europei vengono discriminati e snobbati rispetto agli americani e questo solo per colpa di una legislazione meno avanzata, una class action fasulla senza danno punitivo e un codice del consumo non adeguato a situazioni di questo tipo, dato che non prevede, almeno per il settore auto, che il produttore sia considerato responsabile anche per la qualità intrinseca dell’auto che sta fornendo”, ha commentato l’Unione Nazionale Consumatori. “Insomma”, ha detto Raffaele Caracciolo, esperto di automotive dell’associazione di consumatori, “mentre negli Stati Uniti paga, in Italia la Volkswagen rifiuta persino la proposta transattiva dell’UNC, che prevedeva un bonus come supervalutazione dell’usato per l’acquisto di un altro veicolo nuovo”.