“Ventiseimila Tir “fuggiti” dall’Italia dal 2008 al 2013 per consentire ad altrettanti autotrasportatori di poter continuare a lavorare, perché solo trasferendosi in Paesi dove il costo del lavoro poteva consentire di essere concorrenziali molti imprenditori del trasporto avrebbero potuto evitare di chiudere l’attività. Quante altre centinaia, migliaia di imprese dovranno ancora fuggire dal nostro Paese prima che il Governo cambi la sua politica dell’autotrasporto? Cosa dobbiamo fare per far capire che per le imprese italiane di autotrasporto è impossibile poter essere competitive in Europa, che l’insostenibile costo del lavoro, non causato dalla retribuzione al lavoratore talvolta uguale ai Paesi dell’Est, ma dagli oneri sociali e contributivi che gravano a dismisura sul costo totale del dipendente, obbliga le imprese italiane a delocalizzare? Continua a leggere