“Gran parte delle morti per incidenti stradali avvengono sulle strade extraurbane: su circa 4.000 vittime registrate nel 2009, 300 si sono verificate sulle autostrade e tutte le altre sulle strade urbane ed extraurbane”. È quanto ha reso noto il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Altero Matteoli, nel suo intervento a un convegno sulla sicurezza stradale organizzato dall’Apice, l’associazione mondiale per le strade. Ricordando che sulle strade urbane ed extraurbane ci sono limiti di velocità più stretti che sulle autostrade, Matteoli, pur facendo presente che le infrastrutture sono diverse, ha posto l’accento sul comportamento dei guidatori. “Gli utenti”, sono parole del ministro, “usano queste strade con più leggerezza”.
Insomma, il problema è di una diversa cultura dei guidatori. Ma, nell’immediato, un contributo rilevante può arrivare dall’adozione degli apparati di rilevazione della velocità media, il cosiddetto ‘tutor’. Il sistema già adottato da Autostrade per l’Italia che raccoglie il consenso del presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, come anche della Polizia di Stato. E proprio il prefetto Oscar Fiorolli, direttore centrale della Polizia di Stato, ha diffuso dei dati che confortano l’analisi del ministro. Lo scorso anno ci sono stati circa 4.100 morti e 200.000 feriti. Le vittime sulla rete autostradale sono state l’8 per cento contro il 47 per cento delle strade extraurbane e il 44 per cento nelle città.
Per gli incidenti, ha spiegato Fiorolli, il 77 per cento si è verificato nelle città, il 13 per cento nella viabilità extraurbana e il 10 per cento sulle autostrade. E alla luce di questi dati, il dirigente della polizia ha auspicato l’estensione del tutor oltre i 2.500 chilometri di autostrade dove è già in funzione. “I sistemi di controllo della velocità media”, ha detto Fiorolli, “vanno estesi alle strade extraurbane a cominciare dalle 15 che sono considerate più pericolose quantomeno nei tratti dove si è registrato il maggior numero di incidenti”.