Non ha esitato a gettarsi letteralmente nel fuoco Massimo Capovilla, 38enne autotrasportatore trevigiano. Il camionista eroe era appena entrato in autostrada a San Donà quando “l’inferno è scoppiato proprio dietro di lui, lo ha visto nello specchietto retrovisore del suo camion, non ci ha pensato un attimo”, come scrive il Gazzettino. “Ha fermato il suo mezzo, ha preso l’estintore in dotazione, ed è corso in soccorso dei colleghi bloccati fra le fiamme. Appena arrivato all’altezza del tir all’interno del quale c’era il camionista austriaco intrappolato (morirà proprio per le ustioni) il trevigiano è stato investito dall’esplosione della cabina di quel camion satura di gas”.
Capovilla ha riportato ustioni sul 75 per cento del corpo e in particolare agli arti. È già stato sottoposto a un delicatissimo intervento chirurgico. Le sue condizioni sono critiche, ma sotto controllo e ci vorrà molto tempo prima che l’uomo possa tornare al volante di un mezzo pesante. Renato Capovilla, il padre di Massimo, prega e racconta di quel suo figlio eroe al Gazzettino.
“No, non è per la gloria che voglio far conoscere a tutti cosa ha fatto mio figlio”, scrive il quotidiano veneto, “ma perché è giusto offrire esempi positivi alla gente. È stato con il suo coraggio che ha cercato di strappare dalla morte il povero autista austriaco, poi deceduto in quell’inferno – continua il padre -, purtroppo, malgrado il suo coraggio e l’altruismo quell’uomo è morto”. L’intento di papà Capovilla è anche quello di dimostrare come “i camionisti, troppo spesso bistrattati – si legge ancora – ogni giorno combattano una guerra invisibile per portare a casa la pelle. La gente li crede insensibili e a volte anche pericolosi per la viabilità, invece sono i primi ad aiutare il prossimo anche a costo della propria vita”. Il 38enne trevigiano vive a Villaverla nel Vicentino e lavora per un’azienda di Bressanvido. A casa la moglie Jessica e i due figli sperano di rivederlo presto. La moglie ha così spiegato l’episodio al “Giornale di Vicenza”. “Abbiamo avuto molta paura”, dice Jessica Benetti, adesso che il pericolo è passato. “Non credevo alle mie orecchie quando ho sentito la sua voce, dal luogo dell’incidente. Mi ha detto che era ferito, che l’ambulanza tardava ad arrivare. Ora però sta meglio, anche se il recupero è lento. Ha ustioni di secondo e terzo grado sulle gambe e sulle braccia, un po’ sul viso, ma più lievi. Non ci sono state conseguenze per organi vitali, quindi la situazione è sotto controllo. Le cure sono mirate, dobbiamo solo avere pazienza. La sorte lo aveva graziato – racconta ancora la moglie Jessica al “Giornale di Vicenza” – evitandogli di essere coinvolto nel tamponamento fra tre camion. Dallo specchietto retrovisore però ha visto tutto e, com’è nella sua indole, quando si è reso conto della gravità, è sceso per correre in aiuto dei colleghi. Lo scontro tra i camion era stato molto violento – prosegue il racconto – e l’autista di uno dei mezzi, un austriaco, era rimasto intrappolato all’interno della cabina, mentre le fiamme cominciavano a divampare. Mio marito, aiutato da un altro automobilista, ha tentato di forzare la portiera per farlo uscire; non riuscendoci, è tornato al proprio mezzo per prendere l’estintore. Ma non appena si è riavvicinato al tir la cabina è esplosa e le fiamme lo hanno investito, procurandogli ustioni”. Per l’autista austriaco non c’è stato niente da fare: “Mi è morto tra le braccia”, ha raccontato Capovilla, che ancora non sa darsi pace.