Inventario, il libro che guida nel viaggio tra le parole utilizzate dall’Italia che lavora

Ogni giorno milioni di oggetti viaggiano sulle strade italiane: merci, componenti, semilavorati e dietro ogni movimento, ogni consegna, ogni processo logistico, c’è una lingua. E tra questi spostamenti, c’è un viaggio che attraversa tutta l’Italia manifatturiera, che non si fa in auto, ma parola per parola, da nord a sud, tra dialetti, mestieri, tecnicismi e racconti quotidiani. Una lingua fatta di termini tecnici, espressioni locali, parole di reparto. Proprio questa lingua è al centro di inventàrio – Il linguaggio della manifattura, il volume pubblicato da Confimi Industria con il contributo di Treccani, in occasione della Giornata Nazionale del Made in Italy che si è celebrata a metà aprile. Un’opera che raccoglie oltre 500 parole nate nei luoghi dove si produce e si spedisce: dai magazzini alle banchine, dai piazzali logistici alle cabine di guida. Parole che raccontano non solo la manifattura italiana, ma anche tutto ciò che la mette in movimento. C’è il “cavallo”, che non è un animale ma il trattore stradale per eccellenza, muscoloso e infaticabile. C’è il “pulpito”, da cui si controlla l’andamento delle macchine da stampa, come fosse una cabina di regia industriale. C’è il “cóllo”, l’unità di trasporto nella logistica, indispensabile per parlare di movimentazione e distribuzione. E ancora il “passo”, che in meccanica è la distanza tra due filettature, ma in logistica diventa ritmo, cadenza, coordinazione. E il “nòdo”, non più solo quello nei tronchi di legno, ma snodo strategico della rete dei trasporti, dove si incontrano flussi e si ottimizzano rotte. Nel libro trovano spazio anche realtà più artigiane, ma non meno legate al movimento: come il “canalaru” siciliano, che modellava l’argilla per i canali di scolo, o il “gambetta” ligure, la piccola impresa che spesso fa da tessuto connettivo tra produttore e trasportatore. Come scrive Raffaele Alberto Ventura nel suo testo introduttivo “La fabbrica e il laboratorio, il cantiere e l’ufficio sono da sempre luoghi in cui il linguaggio non è solo comunicazione, ma anche appropriazione della realtà.” E oggi, anche le infrastrutture del lavoro parlano: lo fanno nei capannoni e nei documenti di trasporto, nei comandi digitali e nei comandi a voce. Lo fanno con parole come “bólla”, “xerocopia”, “outsourcing”, e anche con un dialetto che non muore, ma si adatta. Inventàrio non è un glossario, è una narrazione industriale. E per chi opera nella logistica, nei trasporti, nella mobilità delle merci e delle persone, è uno specchio in cui riconoscersi. Perché il Made in Italy non è solo prodotto, è anche movimento, precisione, coordinamento linguistico e operativo. Un libro che, come una carovana moderna, attraversa tutta l’Italia produttiva. E ne racconta la strada, parola dopo parola.