Da pilota d’enduro, come “confessa” lui stesso sorridendo (grazie anche al ricordo di infortuni mai particolarmente seri), cadeva “abbastanza spesso, di certo più di diversi amici con i quali mi allenavo e che in diversi casi poi sono diventati grandi campioni”. Forse é anche per questo che per lavoro ha deciso di assicurarsi che chi va in moto (ma anche in macchina o sugli sci, in bici o in kayak, o praticando qualsiasi altro sport in cui ci si potrebbe far male) abbia le migliori protezioni possibili. Partendo dai caschi per proseguire con “dispositivi di protezione individuale, quelli che in inglese sono conosciuti come Ppe, ovvero personal protective equipment”, come esordisce “raccontandosi” nel ruolo d’imprenditore, “per il corpo, dalla schiena al petto, dalle spalle ai gomiti, fino alle ginocchia”. Dispositivi di protezione che i più importanti produttori in ogni angolo del pianeta utilizzano “testano” utilizzando le “sue” macchine : quelle che Aldo Descrovi, 71 anni portati in modo decisamente sportivo, ha progettato e realizzato negli anni con le sue società: dalla Ad Engenering, la sua prima esperienza imprenditoriale, all’ultima nata, a Gtm& ystems Sa, fondata una decina d’anni fa, vera e propria fuoriserie nella progettazione e costruzione di macchine di prova “in vari settori nei quali è necessario provare articoli di sicurezza”. Macchine e strumenti di prova per caschi da moto e auto, innanzitutto, compresi quelli utilizzati dai campionissimi della Formula 1 e della Motogp, e che nei laboratori realizzati dall’imprenditore bergamasco- svizzero (considerato che da qualche anno ha deciso di andare a vivere vicino a Lugano dove ha sede l’ultima nata delle sue aziende) vengono sottoposti a test “simili a quelli dei crash test dove le auto vengono “scaraventate” contro un ostacolo”, sintetizza semplificando Aldo Descrovi, “visto che in buona parte si tratta delle cosiddette prove di assorbimento urti seguite sul casco intero. Test distruttivi del prodotto ai quali si aggiungono le “prove” per la resistenza e l’apertura con sgancio del sottogola, la resistenza allo scalzamento, tutti i test ottici e meccanici sulle visiere, nonché i sistemi di condizionamento dei caschi – eseguiti in realtà per primi – per verificare la “tenuta” a caldo e freddo, all’acqua, ai raggi Uv”. E solo dopo aver superato, “a pieni voti”, ogni test i dispositivi di protezione vengono messi sul mercato dalle case costruttrici che hanno scelto i macchinari di controllo progettati, realizzati e commercializzati dall’imprenditore bergamasco. Praticamente la stragrande maggioranza. come conferma una lettura dei “clienti” nel mondo della Ad Engeenering e della Gtm& Systems Sa”: nomi come – in rigoroso ordine alfabetico – Agv , Airoh, Arai, Boeri , Caberg , Dainese , Mds, Met, Mpa, Nolan, Shark, Schuberth, Shhoei, Hjc, Skorpion, Leat , Strategic, Suomi, Vemar, ai quali si aggiungono laboratori ufficiali di prova come Tuv, Bsi, Tass/Siemens, Critt, Kemti. E, ancora, come Newton e Snell selezionati per a eseguire i test per conto della Fia, la Federazione internazionale automobilistica, che norma anche gli Hans collar, i collari che proteggono il collo e la testa del pilota durante gli impatti, realizzati da fabbricanti ad altissima specializzazione , come Holley-Simpson in America, Stilo, Bell e Strategic, in Cina. Tutti, ancora una volta, testati con la tecnologia “creata” da Aldro Descrovi”. Pronto a raccogliere puntualmente ogni nuova sfida, con lo sguardo continuamente proiettato nel futuro. Per esempio sulle nuove frontiere della sicurezza in moto: come nel caso degli air bag, pronti a gonfiarsi in caso d’incidente per proteggere in particolare la schiena, la colonna vertebrale per i quali, prosegue Aldo Descrovi, “abbiamo realizzato delle attrezzature per testarli anche se attualmente esistono poche norme specifiche nonostante la tecnologia sia molto efficace. Con il risultato che in questa fase i dispositivi di prova sono ancor a da perfezionare, un po’ simili a quelli utilizzati per i protettori passivi e non tanto per quelli attivi. Ma abbiamocollaborato, e continuiamo a collaborare, come consulenti anche per lo sviluppo dell’airbag nel casco con la Airoh (Locatelli Spa ) e Autoliv. Un progetto straordinariamente importante perché lo sviluppo dell’airbag nel casco pare essere l’unico sistema in grado di diminuire l’energia che si trasmette alla testa e al cervello durante un incidente”. Uno sguardo al futuro e uno ancora invece al passato, per guardare, questa volta, a un progetto diverso: quello che ha portato Aldo Descrovi a costruire, per Newton, con AD Engineering, una galleria del vento, “esperienza che mi ha poi permesso di fabbricarne altre quattro complete della strumentazione di test”. Senza dimenticare altre “sperimentazioni” come quelle fatte, con l’esperimento ancora una volta perfettamente riuscito, realizzando “macchine per provare i sedili da competizione per auto GT / Le Mans, fatti in fibra di carbonio”. Con l’idea magari, di testarle personalmente in pista dove non è difficile incrociare il pilota che volle farsi imprenditore (invece che avvocato come avrebbe desiderato il padre, titolare di un noto studio legale della città) visto che oltre a essere pilota su due ruote lo è anche su quattro, “innamorato pazzo di tutt’e due le guide”. Corse in pista, sottolinea Aldo Descrovi “che mi hanno aiutato a comprendere meglio i problemi legati alla sicurezza e a realizzare dei prodotti che possono risolverli”. Contribuendo a far accelerare al massimo la corsa della tecnologia in una delle “gare” più importanti: quella per limitare il pericolo sulle strade, fornendo le migliori risposte a una domanda sempre più crescente di sicurezza. “Grazie anche alle norme negli anni che sono cresciute a livello di severità e sono state estese anche a molti Paesi europei e non, e che non avevano normative . Il fatto che le aziende siano state “invitate” dalle leggi a rispettare parametri più stringenti ha aumentato in modo significativo la sicurezza dei conducenti di tutte le categorie di veicoli. Certo, è purtroppo vero che nessun casco o altro dispositivo di protezione potrà mai mettere al sicuro da qualsiasi tipo di impatto o trauma , ma può mitigarne in modo molto significativo le conseguenze . Provate a darvi un martellata in testa con un casco: non sentirete nulla. Ma non provate assolutamente a farlo senza un casco”. Suggerimento seguito da un altro, altrettanto prezioso: “Facendo attenzione a scegliere i migliori fra tutti i prodotti in commercio che oggi, in Europa, devono comunque soddisfare una delle norme più severe al mondo . Un casco che supera il Regolamento Ece/Onu 22/06, è già di per se un casco molto sicuro. Altre norme al mondo offrono un livello di protezione accettabile, ma il vecchio continente alla voce sicurezza è ancora in “pole position”, con le norme che meritano come voto un bel 9”. Un voto altissimo, come quello probabilmente che Aldo Descrovi avrebbe dato ai 20 operai cinesi che, costretti a scaricare la base di uno dei suoi macchinari senza disporre di un carrello elevatore, avevano fatto “ rotolare un cubo di cemento da 800 chili di peso sul prato, fino all’ interno del laboratorio. Roba che facevano gli antichi Egizi per costruire le piramidi…”. Ricordi che riemergono da passato (come quello dei primi test “con un cannone ad aria per provare le racchette da tennis per Decathlon, senza sapere bene che pressione mettere, optando alla fine per 4 bar con il risultato che la palla da tennis è partita così veloce che ha frantumato rete e telaio della racchetta, manco Sinner…”) e che strappano un’ultima risata ad Aldo Descrovi. Divertito come al ricordo delle “troppe cadute in moto”, agli esordi della carriera agonistica, dalle quali sicuramente sarebbe uscito meno malconcio se solo avesse potuto contare su dispositivi di protezione come quelli realizzati, molti anni più tardi, grazie anche alle sue macchine di controllo….