Vecchi camion e navi addio, sostituiti da mezzi “puliti”? Dietro le promesse c’è la solita beffa

Siamo alle solite? Con la “politica” che si affanna in continui proclami (che tanto non costano nulla) in difesa dell’ambiente, dell’aria che respiriamo, della sicurezza, ma che, nel contempo, fa di tutto perché questo non avvenga? In attesa di una decisa smentita, sotto forma non di chiacchiere ma di fatti concreti, la risposta è purtroppo ancora una volta sì. L’ennesima conferma l’ha servita, nero su bianco, con un comunicato stampa, Conftrasporto-Confcommercio, demolendo ogni favoletta politica sul rinnovo delle flotte, per spedire al macero montagne di camion vecchissimi e inquinanti (oltre che pericolosi) ma anche moltissimi traghetti, altrettanto a rischio per ambiente e sicurezza. Già, perché, scrivono i responsabili dell’associazione, se è vero che “Il viaggio verso la transizione verde non può prescindere dai trasporti” e che proprio in questi settori ” le imprese del settore vanno sostenute e incentivate con maggiori misure aggiuntive” è altrettanto certo che “Le più recenti revisioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza hanno eliminato gli incentivi al rinnovo sostenibile delle flotte delle navi e del parco dei veicoli su gomma per il trasporto merci, previsti nelle precedenti bozze”. Un sacrificio che la Confederazione non può certo condividere, perché, “rinnovare la flotta o i veicoli costituisce il principale investimento produttivo delle imprese” e perché “incentivare il rinnovo dei mezzi circolanti non sarebbe uno sterile sussidio, ma un supporto alla mobilitazione di maggiori capitali privati: una sorta di immediata e concreta attuazione dell’effetto leva”. Concetti chiarissimi (scritti nel comunicato stampa dopo essere stati esposti a voce in occasione delle audizioni al Senato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza) come del resto altre constatazioni dello “stato di fatto”. Un esempio? “Anche ai fini della sostenibilità della finanza e delle sacche di inefficienza della spesa pubblica sarebbe opportuno supportare con più determinazione gli investimenti privati delle imprese, strutturalmente deboli in Italia e drasticamente colpite dagli effetti della pandemia. È quindi necessaria una misura che ne sostenga direttamente gli investimenti, per promuovere il trasporto intermodale per una maggiore competitività del nostro sistema economico. Andrebbero infatti finanziati progetti di filiera (dalla rete distributiva fino ai veicoli) funzionali alla modalità stradale commerciale, in particolare per le medie e lunghe percorrenze (che non ha nel full electric un’alternativa credibile)”. Una competitività, ricorda Conftrasporto, “attualmente ostacolata dalle misure regolatorie che limitano l’accessibilità delle nostre merci verso alcuni territori strategici, anche nel caso di veicoli più puliti (quindi incomprensibile sotto il profilo ambientale), come sta accadendo lungo l’asse del Brennero”. Ma i problemi sul tavolo sono anche altri: dalla rete stradale, alle autostrade del mare, ai trasporti eccezionali. Per quanto riguarda le infrastrutture Conftrasporto sottolinea “l’assenza in un’ottica di resilienza di risorse sufficienti per la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale esistente, in particolare locale, da concentrare sulle opere d’arte, fattore imprescindibile per realizzare l’accessibilità territoriale funzionale al sistema economico e alla coesione sociale”, mentre al “capitolo mare” i riflettori sono puntati sul ruolo che “le misure di sostegno al rinnovo delle flotte impegnate nei collegamenti con le isole e delle autostrade del mare avrebbero nel garantire una più efficace funzione di inclusione sociale, propria delle reti di trasporto, per le popolazioni insulari e periferiche, generando nuove opportunità per tutta la filiera della cantieristica nazionale”. Varando, contemporaneamente altre iniziative, come per esempio, in previsione dell’elettrificazione delle banchine (il cosiddetto cold ironing, per l’azzeramento delle emissioni inquinanti delle navi durante il loro stazionamento in porto), prevedere adeguate misure sul fronte tariffario per rendere conveniente tale opzione energetica da parte delle navi e da adeguati incentivi per l’installazione a bordo di tali impianti, selezionando opportunamente in base a oggettivi criteri di efficacia dell’intervento le combinazioni “porto-linea-nave”. Senza dimenticare di “rafforzare gli interventi per permettere l’impiego dell’idrogeno come combustibile pulito anche da parte delle navi e per promuovere la resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici e all’innalzamento del livello del mare” e correggendo le percentuali di aiuti di un Pnrr che, osserva Conftrasporto, lvede “la quota più rilevante delle risorse destinata al finanziamento di interventi ferroviari, mentre per quelli destinati ai porti, in ogni caso assolutamente condivisibili quando riguardano infrastrutture di interesse generale (come nel caso della nuova diga foranea di Genova) emerge una limitata addizionalità”. Infine, i trasporti eccezionali, settore letteralmente paralizzato dopo i crolli di ponti e cavalcavia che richiede “ uno sportello unico per il rilascio delle autorizzazioni ai Trasporti eccezionali, piattaforma digitale che integri quelle dei gestori stradali nazionali e quelli degli operatori locali, e un programma di potenziamento della motorizzazione civile per un efficiente sistema di revisione dei veicoli commerciali”.