Museo storico della motorizzazione militare, al via i lavori sulla “carrozzeria” della sede

È un museo unico in tutto il Paese, con i suoi 300 mezzi, pezzi da collezione, tra cui la “Fiat 501 Torpedo”, l“Alfa Romeo 6C” coloniale e la “Fiat 513 Tipo 4” del 1910, soprannominata “La Saetta del Re” e utilizzata da Vittorio Emanuele III per gli spostamenti sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Un museo, quello Storico della motorizzazione militare, destinato a veder accelerare ulteriormente la propria capacità attrattiva grazie a un intervento sulla “carrozzeria” non dei suoi gioielli a quattro ruote ma sulla struttura , pronta per essere riammodernata nei prossimi tre anni grazie all’accordo sottoscritto da Esercito e l’Automobile Club d’Italia che prevede la realizzazione di una sala conferenze, bookshop, caffetteria, dehor e spazi per bambini. Un accordo fortemente voluto dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale di Corpo d’armata Salvatore Farina, e dal presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, e siglato a Roma , nella caserma Arpaia, dal comandante logistico dell’esercito, generale di Corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo e dal segretario generale dell’Aci, Gerardo Capozza. “Un progetto che segna un momento importantissimo per la storia del Museo storico della motorizzazione militare che potrà riaprire finalmente le porte a un ampio pubblico di concittadini interessati tanto alla storia dell’automobile quanto all’evoluzione tecnologica del nostro Paese, in cui la forza armata, con i suoi mezzi, ha da sempre avuto un ruolo trainante”, ha commentato il generale Figliuolo mentre Gerardo Capozza ha voluto porre l’accento sul fatto che questa iniziativa, “senza alcun costo per lo Stato” potrà fare da traino alla “promozione di piani di sviluppo turistico nel settore automotive”. A sottoscrivere l’accordo anche il generale di Corpo d’armata Giuseppe Nicola Tota, comandante delle Forze operative terrestri di supporto, da cui dipende il museo, che ha sottolineato l’importanza che riveste l’ammodernamento di una struttura “che custodisce veri e propri pezzi di storia dell’industria automobilistica del nostro Paese, che raccontano la sua evoluzione e trasformazione e che, grazie a questo accordo, verranno messi a disposizione della collettività”.