I politici? Continuano a far viaggiare il Paese in un mare di favole, ma tutte senza un lieto fine

Karl Marx sosteneva che la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. In questi ultimi giorni ne abbiamo avuta un’evidente riprova con realtà e fantasia, o se si preferisce favole, che, come talvolta accade, sono andate di pari passo. E proprio due favole di Fedro, quella della volpe e l’uva e quella della rana che voleva divenire grossa come un bue, appaiono come la rappresentazione più vicina alla situazione che stiamo vivendo. La volpe dopo aver provato in tutti i modi a prendere dei grappoli d’uva da un’alta vigna rinunciò, ma non volendo ammettere il proprio fallimento sostenne che l’uva era troppo acerba e quindi non valeva la pena raccoglierla. La rana, invece, avendo visto un bue in un prato, presa dall’invidia prese a gonfiare la sua pelle rugosa con il triste risultato di scoppiare. La morale è facilmente intuibile in entrambi i casi: nel primo insegna che troppo spesso coloro che vogliono nascondere i propri fallimenti disprezzano, a parole, ciò che non possono avere; nel secondo suggerisce che quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi finiscono male. Ma se nelle favole spesso e volentieri esiste un “lieto fine”, la stessa cosa non accade nella realtà dove troppi comportamenti “fantasiosi” di pochi uomini, chiamati a governare il Paese, possono trasformarsi nel rischio di veder l’intero Paese coinvolto a breve in una situazione drammatica. Quale governo guiderà il Paese e come vorrà affrontare i temi dei cittadini e dei lavoratori? Domande che si stanno ponendo milioni d’italiani, a partire dagli operatori dell’autotrasporto, settore trainante dell’economia del Paese ma sempre meno “spinto” da una politica che, in maniera sempre più preoccupante, sembra non saper comprendere l’importanza di infrastrutture sulle quali far viaggiare le merci. Ambiente, sostenibilità, rispetto della libera circolazione, lotta al dumping sociale: ci siamo lasciati alla vigilia della pausa estiva con una serie di problematiche irrisolte (e puntualmente evidenziate da Ruote d’Italia), ci ritroviamo alla vigilia di un autunno che si prospetta bollente con gli stessi temi da affrontare, ma con l’aggravante di una situazione politica che sembra avere tutte le carte in regola per complicarne la soluzione. Nell’ultimo mese abbiamo assistito, sempre più attoniti, addirittura increduli di fronte al fatto che certe realtà potessero essere davvero “vere” e non frutto di fantasia, al peggio del peggio della politica. Leaders che si sono rimangiati parole e dichiarazioni roboanti (“mai andremo con quel partito” e questo ovviamente riguarda tutti); ultimatum sul programma e concetti chiari ma nel contempo interpretabili in diversi modi (la discontinuità è solo la più evidente) che però non trovano riscontro nella realtà. L’unico aspetto che traspare è il tentativo di ricercare le condizioni per poter comporre una compagine in grado di formare una maggioranza di governo. Che si tratti di una sorta di armata Brancaleone poco importa. Nella definizione del programma – basta leggerlo – ci sta tutto e l’esatto contrario. E, in mezzo, la più classica spartizione delle poltrone, andata in scena tra le aspettative di una “volpe” che non ha certo lavorato per una soluzione che lo vedesse sminuito nel suo ruolo, e di una “rana” che non avendo raggiunto l’obiettivo che si era posto, ha rilanciato e minacciato di non voler più giocare. Uno scenario in cui a chiunque appare evidente come il tutto non sia stato neppure per un istante indotto dall’interesse del “bene” dei cittadini ma solo dalla bulimia della gestione del potere. Esistono condizioni e valutazioni diverse che non conosciamo? Aspettiamo che ci vengano spiegate. Nel frattempo ci tocca convivere con la certezza che rischiamo di pagarne, a carissimo prezzo, le conseguenze. La ricostruzione probabilmente è un po’ generica e forse anche parziale, ma alla luce dei fatti non è possibile trasmettere nulla di diverso dalla delusione, ingigantita dalla consapevolezza, per chi è chiamato a rappresentare le imprese nel dialogo col Governo, di ritrovarsi a dover ricostruire rapporti e ricercare soluzioni in un momento nel quale ci sarebbe invece estrema necessità di avere punti di riferimento certi, già “preparati” sui problemi e duraturi. Quanto avvenuto in questo mese purtroppo non rientra in questa linea. Resta una sola certezza, che vede Conftrasporto – Confcommercio pronta a riprendere il proprio lavoro di rappresentanza di interessi per tutelare al meglio le imprese e rendere meno traumatico un futuro molto incerto. Al momento non si può escludere che possa di nuovo saltare tutto: il che dimostrerebbe il teorema sulla storia che nel ripetersi diventa farsa e l’eterna attualità delle favole di Fedro.  

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio