Camion frigo, la strada per non inquinare passa anche da un sistema di refrigerazione “pulito”

Che senso ha acquistare dei camion alimentati a metano per inquinare il meno possibile l’ambiente e poi dover montare un sistema di refrigerazione con motore diesel a elevate emissioni inquinanti? Nessuno. A Mario Quarti, titolare della Gi.Ma.Trans, azienda di autotrasporti di Pozzo d’Adda, in provincia di Milano (ma con sede legale a Villa d’Almè, in provincia di Bergamo, che si occupa del trasporto di prodotti alimentari freschi, e dunque da conservare a temperatura controllata) per la grande distribuzione, è bastata una frazione di secondo per darsi la risposta. Un po’ di tempo in più (ma non troppo) gli è servito invece per trovare una soluzione, per far sì che quella domanda trovasse una risposta concreta in grado di permettergli di far viaggiare i suoi nuovi mezzi “completamente puliti  e non green solo a metà”. Una soluzione che permettesse di raffreddare anche l’interno dei rimorchi non utilizzando più l’inquinante gasolio che l’azienda aveva già provveduto a “eliminare” dai serbatoi di una dozzina di nuovi tir acquistati recentemente per rinnovare la flotta. Utilizzando  energia elettrica prodotta dai tir stessi. Una soluzione che Mario Quarti 56 anni, e i suoi figli  Stefano, di 27, e Luca, di 23,  (alla guida dell’azienda di famiglia a fianco del padre e dello zio Luigi Zuccali, con le cugine Simona e Roberta a occuparsi dei “carichi di carta” prodotti  dall’amministrazione dell’azienda) hanno trovato andando a Parigi e incontrando i responsabili di Termoking, colosso mondiale quando si parla di gestione delle temperature. “Come “cavie” abbiamo utilizzato due nuove motrici Scania, sulle quali sono stati montati dei generatori di elettricità accanto al motore”, spiega Mario Quarti, “e dopo un anno di test, con risultati positivi, abbiamo deciso di intervenire anche su altri dieci nuovi bilici, sempre acquistati da Scania, alimentati a gas. All’inizio le cose non sono state semplici, abbiamo dovuto superare diversi ostacoli e trovare una casa produttrice disponibile a lavorare al progetto, disponibile a effettuare modifiche sui mezzi in modo da consentire ai tecnici di Termoking di poter poi procedere con la propria parte. Ma alla fine tutto ha funzionato alla perfezione consentendoci di far entrare i nostri camion nei centri storici di decine di città del nord e centro Italia mantenendo davvero pulita l’aria e non difendendo l’ambiente solo a metà, come avviene invece quando di mezzo ci sono camion a temperatura controllata. Camion frigo che sempre più spesso hanno oggi un “motore” pulito ma che hanno sempre un impianto di refrigerazione sporco”. Già, sempre, perché i camion della Gi.Ma.Trans sono i primi in Italia ad aver adottato una soluzione simile, con l’augurio, come sottolinea Mario  Quarti, “di aver aperto una nuova strada, che possa essere seguita da molti”.  Una strada che rischia oltretutto di diventare obbligata, considerando i divieti sempre più diffusi e rigorosi nei confronti di mezzi inquinanti, e dei quali le amministrazioni pubbliche non potranno certo considerare solo le emissioni del motore sotto il cofano, ma anche di quello destinato a raffreddare l’interno del rimorchio. “Certo, intervenire per far sì che un camion non sia più”metà pulito e metà sporco” richiede degli investimenti non da poco, visto che i costi lievitano anche di un 35/40 per cento, ma il futuro non può che passare da qui” , aggiunge Stefano Quarti, già al lavoro, al fianco del padre, da sempre “ambientalista convinto”,  per programmare nuovi interventi per “ripulire” anche il resto della flotta dell’azienda, composta da 150mezzi pesanti. Con una richiesta ben precisa al Governo: quella a “fare la propria parte”. “Noi abbiamo dimostrato con i fatti di voler fare la nostra, da imprenditori privati attenti all’ambiente, ora tocca alla “politica”, programmando incentivi chiari e sicuri e garantendone il finanziamento”, sottolineano Mario e  Stefano Quarti. “Non come avvenuto con gli aiuti per la sostenibilità inseriti nella Legge di Stabilità del 2017 che prevedeva aiuti per 20mila euro ma che alla fine, causa un numero elevato di richieste, si sono praticamente dimezzati, arrivando a 11mila euro. Le imprese che investono sull’ambiente (ma anche sulla sicurezza) devono avere garanzie precise. Se i fondi non sono risultati sufficienti se ne trovino altri: lo sanno fare i privati, dimostri di saperlo fare anche il”pubblico”, magari recuperando i soldi dai troppi sprechi  che ancora ci sono in questo benedetto Paese. Questo è l’unico modo in cui lo Stato può davvero dimostrare di voler fare qualcosa per l’ambiente. Servono i fatti, non facili slogan da campagna elettorale. Quegli stessi fatti concreti che da tempo va chiedendo a gran voce la federazione alla quale siamo associati, la Fai, in particolare modo per voce del presidente nazionale Paolo Uggé (ma che di quello provinciale Giuseppe Cristinelli): incentivi non a pioggia, ma mirati. Destinati a chi acquista camion che non inquinano. Sia col motore sotto il cofano sia con l’impianto di raffreddamento. Evitare che entrambi inquinino si può. E Gi.Ma.Trans è orgogliosa di averlo dimostrato…”.

Testo realizzato da Baskerville Comunicazione & immagine srl per stradafacendo.tgcom24.it