Il Governo convochi gli armatori italiani e li obblighi a mostrare i “veri” numeri dei marittimi, in modo da poter riformare il settore, in modo da mettere in condizione le aziende di assumere lavoratori italiani. Perché è davvero paradossale che da una parte ci siano armatori che hanno bisogno di marittimi e dall’altra marittimi disoccupati. È questo, in sintesi, l’appello lanciato al Governo da AssArmatori, l’associazione nata lo scorso gennaio e che a metà settembre aprirà al pubblico la propria sede a Roma. Una nuova, importante realtà, timonata da Stefano Messina, che alla vigilia di un incontro con i rappresentanti del governo ha chiesto un vero e proprio censimento del settore. Ovvero dati certi, nero su bianco, dai quali ripartire per cambiare rotta ed evitare, come accade oggi, che ci siano “pochissime aziende che assumono italiani”, come ha dichiarato Stefano Messina in un’intervista rilasciata al quotidiano genovese Il Secolo XIX, evidenziando come “a parole tutti dicano di volerlo fare, ma con una realtà ben diversa” Un invito a tracciare una croce su numeri sparati a caso per fare “una mappatura seria della domanda e dell’offerta”, perché, ha sentenziato Stefano Messina sarebbe “una questione di onestà”. Con il governo “che dovrebbe convocargli armatori e obbligarli a farlo”. Una rotta obbligata verso un mare più trasparente che Stefano Messina è pronto a indicare personalmente ai rappresentanti del ministero con i quali AssArmatori s’incontrerà da sola, mantenendo dunque le distanze da Confitarma con la quale, dopo lo strappo di un anno fa, non è stata evidentemente trovata la strada della riappacificazione, come ha confermato del resto sempre lo stesso presidente di Ass Armatori al quotidiano genovese assicurando che la nuova realtà associativa “sta finalmente prendendo forma, con l’ultima novità che riguarda l’integrazione con Fedarlinea, pronta a essere presto incorporata in AssArmatori”, e a rappresentare così , “a quel punto l’80 per cento in termini di tonnellaggio, del naviglio impiegato sul cabotaggio insulare e peninsulare e del Tpl. Certo: dall’altra parte ci sarà Grimaldi, che ritengo il più bravo e completo armatore italiano. Ma che sarà praticamente da solo”. Al Secolo XIX Stefano Messina ha anche anticipato altri temi caldi da affrontare col nuovo Governo: a partire dalla “necessità di avere una visione integrata del sistema dei trasporti, perchè siamo armatori, ma pensiamo anche alle infrastrutture”. E perché i collegamenti retroportuali sono fondamentali “in una situazione nella quale oggi viviamo il paradosso per cui sbarcare un container costa 100 euro, mentre trasportarlo via strada dalla fabbrica all’interporto ne costa 500. Che ci sia qualcosa di illogico lo capiscono tutti.”