Solitamente gli autobus quando si fermano alla pensilina si caricano solamente di persone. Ma ora, oltre ai passeggeri, potrebbe “salire a bordo” anche l’energia elettrica necessaria per farli muovere. L’esperimento in questione è già diventato realtà a Shanghai, dove da qualche mese una linea di trasporto è alimentata da dei supercondensatori al carbone attivo, chiamati ultracapacitor. I bus in questione, dotati di queste batterie in grado di ricaricarsi in pochi istanti, si riforniscono proprio alla pensilina. Come spiega corriere.it in un articolo a firma Elvira Pollina, “gli ultracapacitor esistono da una quarantina d’anni, ma le loro dimensioni erano troppo grandi per consentire una loro applicazione nel settore dei trasporti. Un inconveniente risolto grazie al lavoro del Mit di Boston, che li ha perfezionati, riducendone le dimensioni, aumentandone l’efficienza e rendendone possibile la produzione a livello industriale. Gli ultracapacitor non sono in grado di accumulare molta energia (hanno una densità energetica di 6 wattora per chilo, contro i 200 wattora di una batteria agli ioni di litio) e si scaricano abbastanza rapidamente. Per il momento, quindi, non sono adatti ad alimentare le auto private (nonostante siano già stati costruiti dei prototipi), perché dovrebbero far rifornimento circa ogni 3 chilometri”. Un problema che non si pone con i bus che di soste ne devono fare parecchie. Proprio per questo, come spiega sempre corriere.it, “alcune industrie automobilistiche, come Foton America, casa produttrice degli autobus che si spostano lungo le strade di Shanghai, hanno pensato di applicare la stessa tecnologia al trasporto pubblico. Gli autobus urbani infatti sono costretti a sostare anche un paio di minuti alle fermate, a volte abbastanza ravvicinate tra loro, per permettere ai passeggeri di scendere e salire a bordo. È sufficiente, quindi, sostituire alcune pensiline con delle stazioni di ricarica, che consentono di fare rifornimento in pochi istanti. C’è di più: questi autobus sono in grado di assorbire l’energia prodotta da ogni frenata e le pensiline ricaricanti possono essere equipaggiate con pannelli fotovoltaici, riducendo ulteriormente le emissioni. Dal punto dei vista dei costi, per far muovere un autobus simile occorre un decimo dell’energia necessaria per far circolare un normale bus a diesel, con un risparmio di 200mila dollari di carburante, calcolato per il ciclo di vita di ogni veicolo”. Sembrerebbe tutto perfetto, ma il progetto di Shanghai ha messo in mostra anche alcuni limiti: “l’accelerazione rimane debole”, spiega Elvira Pollina nel suo articolo, “e i bus riducono la loro autonomia del 35% quando si accende l’aria condizionata. Ma al Mit stanno lavorando per aumentare la densità energetica degli ultracapacitor, che in un futuro non lontano potrebbero quintuplicare la loro capacità di immagazzinare energia e consentire un uso ancora più esteso nel settore dei trasporti, abbattendo il numero delle stazioni di servizio”. L’esperimento continua e sbarcherà molto presto anche negli Stati Uniti: “Un minibus alimentato in questo modo”, spiega il Corriere, “accompagnerà gli studenti dell’American University di Washington in giro per il campus. Ma presto questi veicoli potrebbero muoversi per le strade di New York, Chicago e in alcune città della Florida”.