Beffa taxi, il Governo dà la precedenza a chi non è professionista e non paga tasse in Italia

Divisi sull’opportunità di spingere migliaia di tassisti associati a scendere in sciopero il 23 marzo, unitissimi invece nel mettere sul “banco degli imputati” il Governo “colpevole” di dialogare coni vertici di Uber (colosso multinazionale sbarcato in Italia per tentare di conquistare il mercato del trasporto passeggeri grazie a un’App che consente di prenotare un passaggio auto senza che al volante ci sia un professionista della guida) e di non ascoltare invece la voce delle associazioni di categoria. Un atteggiamento irresponsabile, una decisione grave che i rappresentanti di Usb Taxi e Uri, Unione radiotaxi italiani, hanno denunciato pubblicamente alla vigilia dello sciopero delle auto bianche.“Lo sciopero di giovedì è confermato anche perché abbiamo di fronte un atteggiamento irresponsabile e provocatorio da parte di Uber che cerca di inserirsi nella vertenza in maniera scorretta e illegittima”, ha attaccato per primo Riccardo Cacchione, di Usb Taxi, “così come irresponsabile e incomprensibile è l’atteggiamento del governo che in una fase così delicata non trova di meglio da fare che ricevere chi agisce in maniera illegittima contribuendo a gettare benzina sul fuoco”. “Uritaxi non è d’accordo con lo sciopero, è un errore per il danno economico quello alla cittadinanza e poi sono convinto che non serva a nulla”, ha replicato Loreno Bittarelli, presidente di Uri, categoria privata che rappresenta soltanto i propri interessi. Noi certo non ci siederemo accanto a chi lavora illegittimamente nel nostro Paese, sottraendo lavoro agli operatori regolari. E non sono io a dirlo ma il Tribunale di Milano in una sentenza dove si specifica che Uber, così come opera, non è conforme alle normative italiane. Ed è strano che continui ad essere attivo nell’indifferenza di tutti. Tra l’latro non paga neanche le   tasse in Italia”.