Tir, la protesta non si ferma neppure sul Canal Grande. “Ma noi siamo pronti a fermare l’Italia”

Il trasporto combinato consente di utilizzare mezzi diversi per far giungere le merci a destinazione. Per esempio utilizzando le autostrade del mare, con i Tir caricati a bordo di traghetti. Il trasporto combinato può però servire anche a “trasportare” una protesta. Come è avvenuto a Venezia dove in occasione della giornata nazionale di mobilitazione dell’autotrasporto indetta da Unatras, la sigla alla quale aderiscono tutte le principali associazioni di categoria, un camion è stato caricato su una chiatta che dopo aver percorso il canale della Giudecca è giunto fino a San Marco. Sicuramente una delle immagini più particolari scattate nella giornata in cui da Nord a Sud del Paese migliaia di Tir hanno percorso le strade a passo di lumaca per raggiungere i punti scelti dagli organizzatori per organizzare sit in o addirittura dibattiti. Come quello che si svolto a Brescia, città che, a sua volta, ha voluto far viaggiare la protesta su un mezzo pesante. Il rimorchio di un Tir, posteggiato all’esterno della sede della Motorizzazione civile bresciana, ha infatti ospitato un confrontro al quale hanno partecipato, a conferma dell’unità della categoria in questa protesta,  tutti i rappresentanti delle associazioni di categoria locali: da Fai Conftrasporto (rappresentata da Sergio Piardi, presidente Fai di Brescia, Antonio Petrogalli, presidente Fai regionale Lombardia e Giuseppina Mussetola, segretaria generale Fai di Brescia), a Fita Cna Brescia (con il presidente Mauro Scalvinoni); da Confartigianato imprese Brescia e Lombardia Orientale (col presidente Tiziano Frisoni) all’Associazione artigiani di Brescia e Provincia (col presidente Bortolo Agliardi, membro di giunta della Camera di Commercio di Brescia) oltre al consigliere Regione Lombardia Fabio Rolfi, a rappresentare quelle istituzioni che invece hanno preferito sfuggire al confronto con altri esponenti ugualmente invitati. Ma numerose altre manifestazioni hanno trasportato le lamentele della categoria per l’immobilismo del Governo, insieme a un ultimatum per un fermo nazionale del trasporto merci destinato a paralizzare il Paese come nel 2007 qualora il Governo, ancora una volta, non dovesse rispondere in modo concreto alle richieste degli autotrasportatori: da Roma a Trieste, da Milano a Bergamo, da Lecco e Como, e poi ad Ancona, Cuneo, Piacenza….” come hanno confermato i responsabili di Fai Conftrasporto al lavoro fin dalle prime ore del pomeriggio per raccogliere i “numeri della protesta”. Dati che, calcolando la proporzione fra il territorio, il numero di aziende, e i Tir guidati in strada a protestare, indicano in Brescia il territorio dove la categoria ha probabilmente fatto sentire più forte la propria voce, con oltre 150 autotrasportatori che hanno guidato i propri ‘bisonti della strada’ dalle montagne verso valle fino a sfilare pacificamente per le vie della città; seguita da Bergamo dove oltre 50 Tir hanno percorso la tangenziale esterna alla città in entrambi i sensi di marcia, a passo di lumaca, in linea con quando concordato con la prefettura. E se a Roma sono stati circa 200 gli autotrasportatori che si sono incontrati davanti alla sede Rai di Saxa Rubra illustrando le ragioni della protesta, a Milano le domande al Governo sono state “caricate” in particolar modo su una colonna di 15 mezzi che, partita dalla zona di San Siro, ha raggiunto la sede Rai di corso Sempione. “Ma altre manifestazioni sono avvenute nelle Marche, con la concentrazione degli automezzi ad Ancona, in Liguria, Campania, Friuli ed Emilia Romagna”, ha commentato Paolo Uggé, presidente di Conftrasporto-Confcommercio che ha voluto sottolineare come tutto si sia svolto “in modo pacifico e regolare”. Una protesta civilissima, organizzata e gestita per creare il minimo possibile di disagi alle popolazioni, ma non per questo meno dura contro “la funzionalità delle motorizzazioni, i sempre più frequenti fenomeni di abusivismo, la sospensione delle autorizzazioni per i trasporti eccezionali, l’assenza di una norma che tuteli le imprese italiane rispetto alla concorrenza sleale di quelle straniere (con riferimento è soprattutto a quelle dei Paesi dell’Est Europa), i tempi di pagamento e i costi minimi di sicurezza delle imprese”, e soprattutto  contro i “troppi silenzi del Governo di fronte a questi temi”. Domande che, se non dovessero ottenere risposta già entro la prossima settimana, potrebbero portare l’esecutivo dell’Unatras a decidere la proclamazione del fermo dei trasporti”.