L’Italia negli ultimi 10 anni ha “perso per strada” 180 mila autotrasportatori. Segno che la professione del camionista non attira più chi cerca lavoro? A giudicare dal numero di giovani e giovanissimi che hanno affollato l’Auditorium Palaexpo di Veronafiere per assistere alla tavola rotonda “Professione conducente: alla guida del futuro”, uno dei primi grandi eventi dell’edizione 2017 di Transpotec, luogo d’incontro per “tutto quanto fa trasporto”, verrebbe da rispondere no. Sala affollatissima, soprattutto da giovanissimi, per scoprire se davvero questa professione può ancora rappresentare una strada importante per chi vuole costruirsi un futuro professionale. Ma è davvero così? La riposta è sì? Almeno per Franco Fenoglio, presidente di Unrae, Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, protagonista insieme all’Albo degli autotrasportatori del convegno, che non ha dubbi: la professione di autotrasportatore può e, anzi, deve attirare ancora. Ma a precise condizioni. Prima fra tutte, che il mestiere dell’autotrasportatore diventi sempre più qualificato e professionale. In altre parole che sia svolto da una nuova generazione di autisti professionalmente adeguati alle nuove tecnologie. Perché se è vero che le migliori case costruiscono nuovi giganti della strada sempre più avveniristici e sicuri, oltre che meno inquinanti, come ha sottolineato il numero uno di Unrae, è altrettanto certo che per guidarli occorre una nuova generazione di autisti che sappiano dare del tu alla tecnologia. Nuovi professionisti del volante capaci non solo di guidare tir capaci di connettersi con la strada, oppure con altri vecicoli “, come ha sottolineato il presidente Unrae che con i responsabili del Comitato centrale per l’Albo nazionale degli autotrasportatori ha voluto far “partire” il progetto di formazione di conducenti di veicoli adibiti al trasporto di merci, “ma soprattutto professionisti capaci di connettersi con la tecnologia di questi mezzi, conducenti capaci di dialogare, chilometro dopo chilometro, con la tecnologia delle “moderne astronavi della strada”. Una nuova generazione di camionisti in grado di sfruttare al massimo ciò che la tecnologia più moderna mette a disposizione: riducendo consumi e dunque inquinamento, aumentando la sicurezza. “Nel mondo dell’autotrasporto, in cui la tecnologia sta entrando di diritto, formare e qualificare giovani conducenti preparati a gestire le apparecchiature altamente sofisticate di cui i moderni veicoli sono dotati, diventa un’esigenza primaria”, ha sottolineato Fenoglio.”E sono proprio questi i punti d’arrivo del protocollo d’intesa che punta, da un lato, a far crescere un comparto produttivo che guarda con molta attenzione alla tutela dell’ambiente e alla mobilità sostenibile e dall’altro a dare un impulso positivo alla soluzione del problema della disoccupazione giovanile”.