Il porto di Genova dà lavoro a 122mila persone. Toti: “Chiamiamolo porto d’Italia”

L’onda del porto di Genova non si ferma ai confini della città. Il peso sull’economia nazionale è tanto, visto che il porto genera un valore aggiunto di oltre 9,5 miliardi fra effetti diretti, indiretti e indotti e 122.200 unità di lavoro. I numeri sono tratti da uno studio realizzato da Nomisma-Prometeia-Tema per conto dell’Autorità portuale di Genova, che racconta gli effetti del porto sull’economia. “È importante osservare come più della metà degli effetti complessivi si riverberano al di fuori dei confini liguri”, commenta Francesco Capobianco, project manager di Nomisma.

I numeri dicono che a Genova il porto occupa 37mila persone (il 9,7 per cento dell’occupazione della città metropolitana di Genova) e produce 3,3 miliardi di euro di valore aggiunto. Ogni anno il porto di Genova, il primo in Italia nel settore dei container, con oltre 2,2 milioni di teu nel 2015, movimenta 51,3 milioni di tonnellate di merce, ogni giorno escono dai varchi quattromila camion e trenta treni. Questo significa rapporti con tutta Italia, a cominciare dalle regioni con cui la Liguria ha stretto un patto sulla logistica, cioè Lombardia (dove gli effetti dello scalo generano 22mila posti di lavoro) e Piemonte (13mila), ma comprendendo anche Emilia-Romagna, Toscana e Veneto, e ricchezza che ricade su altri settori che non sono strettamente portuali. Le stime dello studio dicono anche che il nuovo Piano regolatore del porto di Genova produrrà 940 milioni di valore aggiunto e una crescita di 18mila posti di lavoro, il 2,8 per cento del totale della Liguria. Alla presentazione dello studio è intervenuto anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che ha lanciato una proposta: “Con le potenzialità di Genova e Vado ligure abbiamo la possibilità di ridisegnare la geografia del nostro sistema portuale ligure. Lancio una proposta al futuro presidente dell’Autorità portuale di sistema: dobbiamo ragionare in termini di porto d’Italia e inventare un marchio vero e proprio da lanciare sul mercato, ‘porto d’Italia’, da far utilizzare a tutte le imprese e gli operatori”.