La famiglia viene prima del fatturato, la domenica non si deve lavorare. L’appello arriva dal vescovo di Melfi, monsignor Gianfranco Todisco, che ha scritto una lettera all’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, e al direttore della fabbrica di Melfi, in provincia di Potenza, per chiedere il riposo domenicale per i lavoratori. Mi auguro, ha scritto il vescovo, che “dopo la breve pausa estiva, quando a pieno ritmo riprenderà il lavoro, dalle ore 22 del sabato alle ore 22 di domenica tutti i lavoratori impegnati nella catena di montaggio possano trascorrere l’intera giornata di riposo festivo assieme ai loro familiari”.
Sarebbe “un altro «miracolo» senza intervento divino”, da aggiungere al “miracolo Fiat che”, scrive sempre monsignor Todisco, “ci auguriamo di cuore, duri il più a lungo possibile”. A Melfi, dopo la ristrutturazione delle linee e l’avvio della produzione dei due nuovi modelli Jeep Renegade e 500X, un accordo ha previsto che si lavori anche parte della domenica per far fronte alle richieste. Il vescovo ha detto che sospendere la produzione per tutta la giornata di domenica porterebbe solo alla consegna della nuova auto “con un giorno di ritardo”, il che “non sconvolge il piano di produzione, che in questo momento va a gonfie vele. Oltretutto si tratta di un prodotto non deperibile come i prodotti alimentari”. Al contrario, secondo il presule, l’auto acquisterebbe “un valore aggiunto, perché mette al primo posto la dignità della persona umana”. Monsignor Todisco ha sottolineato che la sua richiesta “non fa alcun riferimento alle motivazioni di fede” perché “anche chi non crede o non pratica la fede può sperimentare gli effetti benefici del riposo domenicale, che non sono venuti dal Cielo”. Un concetto che il vescovo di Melfi ha ribadito in tre interviste a Repubblica, Qn e Fatto Quotidiano: “Non ho chiesto che la fabbrica si fermi la domenica per avere gli operai a messa: è necessario rimettere al primo posto la dignità dei lavoratori e il valore della famiglia”, sostiene monsignor Todisco. “Sento di poter estendere il mio appello a tutte le aziende che hanno un ciclo continuo, così come ai centri commerciali e ai negozi che restano aperti anche la domenica. Ho scritto alla Fca perché è l’azienda più grande e rappresentativa che c’è sul territorio”, dice Todisco. ”Non mi aspetto una risposta da Marchionne, soprattutto nell’immediato, perché immagino ci vorrà del tempo per rispondere alla valanga di commesse. Confido, invece, che un po’ alla volta i vertici dell’azienda comprendano, anche a costo di ridurre il fatturato, che è essenziale far sì che tornino al centro la dignità della persona e il valore della famiglia”, afferma il monsignore. “Le coppie si allontanano, le famiglie si spezzano. Si fanno figli ma i genitori mi dicono che, se non chiedono un cambio turno, non possono venire la domenica per il battesimo. Così tutto salta. Il profitto non può essere a detrimento della persona”.