Malgrado gli sforzi di tutti gli operatori delle varie modalità di trasporto per ricercare competitività e riduzione di costi, continuiamo ad assistere a una azione comune di vari attori, comunque legati alla politica, per impedire la ripresa delle attività economiche italiane.
Infatti, mentre tutti gli stati del Maghreb, Marocco, Algeria e Tunisia, stanno investendo enormi risorse per la costruzione di grandi porti commerciali, che presto cancelleranno i nostri da ogni classifica internazionale, in Italia cosa facciamo? Aumentiamo le tasse di ancoraggio. Oppure continuiamo a lasciare il monopolio di ogni attività alle Clp (Compagnie di Lavoro Portuale), esattamente come fossimo nel medioevo (a Genova certe tasse portuali si chiamano ancora “gabelle”).
E che dire delle ferrovie italiane: in pochi sanno, Codacons compreso, che gli autotrasportatori da anni cercano di utilizzare questa modalità di trasporto che continua a perdere inesorabilmente traffico commerciale; qualcuno ha mai fatto un’analisi seria delle cause e dei risultati prodotti dai vari amministratori che si sono avvicendati? Però ultimamente dal cappello a cilindro di RFI, Rete ferroviaria italiana, è uscito il decuplicamento del canone, che i raccordi privati devono pagare per immettere i vagoni sulla rete. Mi sembra anche questa un’ottima scelta che va nell’ottica del risparmio energetico, della salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza sulle strade. Chi sa quando i “guru” della logistica alzeranno la voce su questi temi? O forse non interessa perché gli operatori logistici ormai sono quasi tutti a capitale straniero?
Claudio Fraconti
vicepresidente Fai